mercoledì 18 settembre 2013

Rimpatriata al mio liceo

Oggi ho avuto un’esperienza eccezionale quando, grazie alla mia amica e compagna di scuola Professoressa Ivana Gaveglio, sono stato invitato per una presentazione di due ore presso la scuola superiore Baldessano- Roccati di Carmagnola.
E’ stata un’emozione grandissima per me rimettere piede nel mio vecchio liceo, dopo ben 32 anni dall’esame di maturità.
L’incontro è stato incentrato su Chaaria e sui nostri sforzi per ridare speranza alla povera gente della nostra zona. Abbiamo guardato e commentato insieme molte foto che ho proiettato su uno schermo gigante; abbiamo parlato a lungo dell’Africa, della povertà e delle speranze di quelle popolazioni.
Gli studenti erano tantissimi e davvero interessati all’argomento. Le domande sono state tante ed intelligenti, e, mentre parlavo, non si sentiva una mosca volare.
Abbiamo inoltre deciso di realizzare una specie di gemellaggio attraverso il quale i ragazzi si impegneranno a fare qualcosa per Chaaria.
Anche il libro è andato a ruba (più di 50 copie), per cui non posso che ringraziare il Signore e gli organizzatori dell’evento, che io considero un grandissimo successo.
Al termine della manifestazione ho firmato pure io la colomba della pace dell’Istituto, che è un po’ il simbolo di tutte le attività solidali da loro porate avanti.



Oggi abbiamo potuto parlare solo alle quarte ed alle quinte, ma, a grande richiesta degli studenti, ripeteremo una presentazione venerdì 27 settembre per le classi inferiori.
Ancora un grazie infinito alla mia amica Ivana Gaveglio, alla quale devo sia l’invito sia la buona riuscita della presentazione.
Spesso si dice che i giovani non sono interessati agli argomenti relativi all’impegno missionario ed al servizio dei poveri, ma l’occasione odierna parla di un’altra realtà: una gioventù impegnata, sensibile alla mondialità e molto generosa (già l’Istituto Baldessano- Roccati supporta le attività della Professoressa Vittoria Savio, missionaria laica in Perù).
Sono davvero molto contento dell’occasione offertami.


Fr Beppe








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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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