venerdì 18 ottobre 2013

Abbandonato

Non sappiamo neppure il suo nome.
Certamente il nostro santo direbbe che è una “perla” della Piccola Casa, perchè è un disabile mentale davvero grave, ed ora è anche completamente abbandonato.
Il piano dei parenti è stato astuto.
Lo hanno portato nella sala di attesa dell’ambulatorio lunedì scorso all’una del pomeriggio, quando la congestione di pazienti era tale che nessuno si è accorto della sua presenza, quando stava rannicchiato per terra.
Solo alle ore 19, quando ormai l’anticamera era deserta, ci siamo accorti che ci era stato fatto questo regalo: un giovane handicappato mentale grave, incapace di parlare e quindi di capire, scaricato nel nostro ospedale come spazzatura. Era sporco, affamato ed assetato... ma no era malato.
Abbiamo avvisato la polizia, che comunque dice di non potere fare gran chè, perchè sembra che nessuno nel circondario conosca il ragazzo.



Adesso il nuovo venuto è in ospedale insieme a John Kiberenge, e certamente lo porteremo su dai Buoni Figli non appena riusciremo a fare un posto. Cogliamo l’occasione di questo ricovero anche per fare alcuni esami di routine e per osservare il poveretto circa eventuali crisi epilettiche
Lui è molto tenero, e davvero pare “uno da Cottolengo”; sorride sempre ed è molto socevole: da questo punto di vista, siamo onorati di essere stati noi a raccoglierlo ed a prenderci cura di lui.
Da un altro punto di vista siamo però molto preoccupati, perchè, se la gente comincia ad abbandonare gli handicappati in ospedale come scorciatoia per essere ammessi al centro, certamente non ce la caveremo più e saremo sovraffollati alla follia.
Sia io che Giancarlo siamo poi molto disgustati dal comportamento di quei parenti (magari anche di quei genitori... chi lo sa!), che si sono dimostrati disonesti nei nostri confronti e senza cuore nei confronti del povero ragazzo.
Sappiamo comunque che il Signore accoglie il nostro sforzo di mantenere sempre il cuore aperto alle necessità di chi è povero e privo di assistenza, perchè totalmente didatteso proprio da quelle persone che dovrebbero prendersi cura di lui.


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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