sabato 19 ottobre 2013

La giornata missionaria mondiale

Domani 20 ottobre la Chiesa celebra la giornata missionaria mondiale.
E’ una ricorrenza che sempre mi è stata molto cara perchè è come la celebrazione di quello che cerchiamo di fare tutti i giorni. Il tema di quest’anno è “andate e predicate il vangelo a tutte le nazioni”.
E’ chiaro che la testimonianza di vita cristiana è importante anche nella propria patria, ma tradizionalmente missione è sempre stata legata all’idea di “lasciare la propria terra”, per andare tra popoli lontani ed a loro offrire la predicazione della Buona Novella del Vangelo.
Noi siamo partiti, abbiamo lasciato l’Italia, gli amici, la famiglia, proprio per essere i testimoni di Gesù fino agli estremi confini della terra. 
Ecco pechè sento che domani è un po’ anche la nostra festa, una festa che viene a coronare il mese di ottobre, tradizionalmente chiamato il mese missionario.
Certamente ci sono vari modi di essere missionari e di portare la Buona Notizia. Nella nostra mente forse siamo emotivamente legati ad un concetto tradizionale di predicazione a chi ancora non ha mai sentito parlare di Gesù: missionari sono quindi i preti che evangelizzano popoli lontani con la parola ed i sacramenti.



Io però da anni ho scoperto un concetto diverso di missionarietà, che quotidianamente cerco di vivere nel silenzio e nella donazione di me stesso: si può essere missionari infatti anche con la testimonianza del servizio e della donazione, portati avanti con continuità e perseveranza, “fino al sacrificio della vita”.
Io non predico praticamente mai, nè porto abiti religiosi, crocifissi al collo o distintivi, ma sono convinto che la mia vita spesa sette giorni alla settimana, di notte e di giorno, al servizio dei sofferenti, porta con sè un grande annuncio. La gente lo sa che non lo faccio per soldi, e spesso si chiede: “ma chi glielo fa fare?” Altri riescono addirittura ad andare più a fondo ed affermano: “solo Dio ti può chiedere di fare una vita tanto sacrificata”, oppure concludono: “se non pregassi tanto, non potresti continuare con questi ritmi”.
Credo profondamente che il servizio della carità, l’accoglienza del povero, la dedizione totale ed incondizionata siano delle eloquenti predicazioni per il nostro oggi, in cui la gente “ha bisogno di testimoni, più che di predicatori” (Paolo VI).
Ecco la nostra missionarieta’: portare ai piu’ poveri la Buona Notizia che Dio e’ Padre, che si prende cura di loro con tenerezza; che ha mandato noi come suoi messaggeri. Diventare loro Fratelli,ed insieme come comunita’, cercare di alleviare le loro pene. Chiedere ogni giorno a Gesu’ di darci la forza per riconoscerlo in chi e’ abbandonato, e per non tradirlo con le nostre incoerenze.
Siamo dunque dei predicatori del Vangelo? Siamo dei missionari?
Io credo proprio di si’. Predichiamo il Vangelo in modo silenzioso e concreto, con una vita spesa quotidianamente per il Signore e per il prossimo.
Domani è quindi anche la nostra festa. Ricordateci domani nella vostra Messa domenicale.


Fr Beppe  


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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