Domani 20 ottobre la Chiesa celebra la giornata missionaria
mondiale.
E’ una ricorrenza che sempre mi è stata molto cara perchè è
come la celebrazione di quello che cerchiamo di fare tutti i giorni. Il tema di
quest’anno è “andate e predicate il vangelo a tutte le nazioni”.
E’ chiaro che la testimonianza di vita cristiana è
importante anche nella propria patria, ma tradizionalmente missione è sempre
stata legata all’idea di “lasciare la propria terra”, per andare tra popoli
lontani ed a loro offrire la predicazione della Buona Novella del Vangelo.
Noi siamo partiti, abbiamo lasciato l’Italia, gli amici, la
famiglia, proprio per essere i testimoni di Gesù fino agli estremi confini
della terra.
Ecco pechè sento che domani è un po’ anche la nostra festa, una
festa che viene a coronare il mese di ottobre, tradizionalmente chiamato il
mese missionario.
Certamente ci sono vari modi di essere missionari e di
portare la Buona Notizia. Nella nostra mente forse siamo emotivamente legati ad
un concetto tradizionale di predicazione a chi ancora non ha mai sentito
parlare di Gesù: missionari sono quindi i preti che evangelizzano popoli
lontani con la parola ed i sacramenti.
Io però da anni ho scoperto un concetto diverso di missionarietà,
che quotidianamente cerco di vivere nel silenzio e nella donazione di me
stesso: si può essere missionari infatti anche con la testimonianza del
servizio e della donazione, portati avanti con continuità e perseveranza, “fino
al sacrificio della vita”.
Io non predico praticamente mai, nè porto abiti religiosi,
crocifissi al collo o distintivi, ma sono convinto che la mia vita spesa sette
giorni alla settimana, di notte e di giorno, al servizio dei sofferenti, porta
con sè un grande annuncio. La gente lo sa che non lo faccio per soldi, e spesso
si chiede: “ma chi glielo fa fare?” Altri riescono addirittura ad andare più a
fondo ed affermano: “solo Dio ti può chiedere di fare una vita tanto
sacrificata”, oppure concludono: “se non pregassi tanto, non potresti continuare
con questi ritmi”.
Credo profondamente che il servizio della carità,
l’accoglienza del povero, la dedizione totale ed incondizionata siano delle
eloquenti predicazioni per il nostro oggi, in cui la gente “ha bisogno di
testimoni, più che di predicatori” (Paolo VI).
Ecco la nostra missionarieta’: portare ai piu’ poveri la
Buona Notizia che Dio e’ Padre, che si prende cura di loro con tenerezza; che
ha mandato noi come suoi messaggeri. Diventare loro Fratelli,ed insieme come
comunita’, cercare di alleviare le loro pene. Chiedere ogni giorno a Gesu’ di
darci la forza per riconoscerlo in chi e’ abbandonato, e per non tradirlo con
le nostre incoerenze.
Siamo dunque dei predicatori del Vangelo? Siamo dei
missionari?
Io credo proprio di si’. Predichiamo il Vangelo in modo
silenzioso e concreto, con una vita spesa quotidianamente per il Signore e per
il prossimo.
Domani è quindi anche la nostra festa. Ricordateci domani
nella vostra Messa domenicale.
Fr Beppe
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