venerdì 15 novembre 2013

Dialoghi di Chaaria

“Domani mattina passerò in cappella prima dell’intervento”, mi dice Salvo pensando con una punta di preoccupazione alla gastrectomia che dobbiamo eseguire per carcinoma dello stomaco. 
Poi cotinua: “il paziente ha 6 grammi di emglobina dopo due trasfusioni; dobbiamo davvero cercare di non farlo sanguinare. Dobbiamo prenderci tutto il tempo che sarà necessario per le anastomosi e poi sperare che non perda molto sangue”.
“Ho ancora una sacca di sangue A positivo in frigo... e poi in ogni caso anch’io posso donare perchè quello è il mio gruppo”, gli rispondo io.
“Pure io sono A positivo”, riprende Salvo, “quindi il malato ha tre sacche in stand by”.
“Allora siamo in una botte di ferro”, continuo io, cercando d celare la stessa preoccupazione che è nel cuore di Salvo.



Poi continuo a dirgli: “io prego tutti i giorni per i miei pazienti; in cappella al mattino ci vado sempre, ed a Chaaria la Provvidenza ha sempre fatto il 90% del lavoro, tenendomi una mano sulla testa, guidando le mie decisioni e correggendo i miei errori. Se non ci fosse stato un continuo aiuto dall’alto, non so quanti e quali disastri avrei compiuto dal giorno in cui sono approdato in questo angolo d’Africa. Domattina a Messa comunque dobbiamo metterci un’intenzione particolare”
“Certamente lo dobbiamo fare”, insiste Salvo.
“Comunque sia, il fatto che tu, Salvo, sia qui adesso ci dà una sicurezza in più, anche se rimane vero che dobbiamo sempre affidarci alla protezione della Divina Provvidenza. Io queste cose le faccio; le ho imparate pian piano e mi sono impegnato a fondo nella chirurgia, perchè mi son reso conto che tante volte, se non interveniamo noi, non lo farà nessuno, soprattutto per i più poveri che non possono pagare ingenti somme di denaro”.
“Tu comunque sei una spugna ed impari molto bene”.
“Non posso negare tale fatto e ne ringrazio il Signore: hai visto come sono andati bene gli interventi di ortopedia  e le varie prostatectomie di questa settimana? Ciò non toglie comunque che certi interventi come quello di domani, non sarebbero neppure proponibili senza la tua presenza”
“Che il Signore ci tenga una mano sulla testa anche domani”, conclude Salvo.
“Metteremo il paziente in lista per secondo, dopo l’isterectomia che cominceremo alle otto e mezza. Speriamo di finire per le 15”.
“Siamo qui a tua completa disposizione e siamo a Chaaria per questo”, ancora dice Salvo con quella sua bontà, disponibilità ed umiltà che io ritengo del tutto eccezionali, soprattutto pensando che lui è un Professore Universitario.


Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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