venerdì 29 novembre 2013

Un saluto mesto al Dr. Ogembo

Oggi è stato l’ultimo giorno di presenza lavorativa del Dr Ogembo al Cottolengo Mission Hospital.
Il fatto che egli si sia licenziato è per tutti noi un enorme colpo, e, se posso dirlo, lo è soprattutto per me che da oggi rimango completamente solo come medico.
E’ vero che ci sono i volontari, ma è altrettanto vero che essi rimangono per tre settimane e poi tornano in Italia. Ci sono inoltre lunghi periodi in cui per esempio non ho volontari in grado di coprirmi per i tagli cesarei.
Ogembo era quel punto fermo su cui contare ogni volta che avevo un impegno fuori Chaaria: egli è sempre stato indipendente anche per tutte le problematiche ostetrico-ginecologiche urgenti.  
Ora sarà tutto più difficile: già la settimana prossima non potrò essere presente ad un importante incontro con il Vescovo perchè devo rimanere a Chaaria di guardia per i cesarei; andare a lezione a Meru il mercoledì sera comporterà il fatto di essere comunque sempre reperibile e quindi dovermi fiondare a Chaaria in caso di cesareo o emergenze che i volontari presenti non possano gestire. 



Ciò implica anche il fatto che molto raramente potrò presentare io una lezione a Meru: la disponibilità ad essere il docente mi viene richiesta normalmente dall’Ordine dei Medici con preavviso molto breve, e sarà altamente improbabile che ciò succeda esattamente nei giorni in cui avrò un ginecologo dall’Italia.
Purtroppo, fino ad ora non abbiamo trovato un sostituto per il Dr Ogembo: lo abbiamo cercato con insistenza, ma i problemi sono tantissimi.
Prima di tutto i medici locali chiedono cifre di denaro che non possiamo permetterci di pagare; richiedono inoltre l’alloggio (nella legislazione anglosassone l’ospedale deve fornire la casa a medici ed infermieri), ma noi non lo abbiamo, in quanto lo “staff quarter”  è già occupato da altri membri del nostro personale. 
Rimane poi il fatto che Chaaria è remota, senza asfalto e senza acqua potabile: è quindi un villaggio ben poco appetibile per i medici che contattiamo.
A Chaaria poi si lavora un sacco dal mattino alla sera, ed è impossibile gestire una clinica privata, come invece tutti i colleghi fanno a Meru o in altre città.
Ecco perchè i medici contattati finora hanno completamente declinato l’invito.
Al momento siamo riusciti solo ad agganciare un medico che, pur avendo già un altro lavoro in un ospedale goverativo, verrà a Chaaria il lunedì ed il martedì: spero che poi, quando lo conosceremo meglio, potrò chiedergli anche qualche altro giorno, al fine per esempio di poter organizzare anche qualche seminario, congresso o ritiro spirituale... o magari anche solo per avere il pomeriggio libero a Natale.
Senza Ogembo Chaaria sarà pesantissima e difficilissima da gestire: so che mi aspetteranno mesi duri e di fatica estrema, e che avrò bisogno della preghiera di molti amici per riuscire ad affrontare la situazione. 
Continueremo anche a pregare per l’intenzione di trovare un medico motivato e buono che possa sostituire il Dr Ogembo. Stare da solo deve essere un’emergenza: Chaaria è cresciuta così tanto che non è più gestibile da un singolo medico.
Anticipatamente chiedo perdono ai volontari che verranno a Chaaria nei mesi futuri: credo che mi vedranno ancor più impegnato e sfuggente. Magari a volte sarò nervoso e stanchissimo. Chiedo loro di comprendere la nuova situazione che si è venuta a creare e di scusarmi.
A tutt’oggi non sappiamo le motivazioni che hanno portato il Dr Ogembo a lasciare il lavoro: lui non lo ha mai detto chiaramente. Sappiamo solo che è stato irremovibile e non ha mai ceduto alle nostre richieste di cambiare idea.
Ogembo è senza dubbio una grandissima perdita per l’ospedale. Ha lavorato qui per circa un decennio, dapprima come consulente tre volte alla settimana, e poi a tempo pieno. Mi ha sempre sostituito con generosità sia quando ero in Italia e sia quando mi dovevo assentare per un seminario od una breve vacanza. Quando ero assente ha sempre coperto anche le notti, e non si è mai fatto pagare gli straordinari.
Certamente Ogembo è un medico particolarissimo: cristiano convinto e fedele praticante nella Chiesa Avventista del Settimo Giorno, egli è stato un esempio continuo di onestà e di semplicità di vita. 
E’ sempre vissuto da povero, ed il suo stile di vita umile è certamente stato controcorrente in una società in cui i medici davvero appartengono alle classi sociali più elevate... basti pensare che non ha nè un’automobile, nè una motocicletta. 
Da lui ho imparato molto come uomo e come cristiano: tante volte l’ho ritenuto un modello da imitare nella vita di preghiera e nella bontà. Anche come medico mi ha dato moltissimo, e sicuramente da lui ho appreso più di una tecnica chirurgica.
Ora il Dr Ogembo va per la sua strada. Ci siamo salutati bene e senza acrimonia. 
Certamente il mio cuore è triste per la sua decisione ed avrei preferito che lui rimanesse qui con me, magari diventando pian piano il mio eventuale successore.
La vita però ha stablito diversamente e quindi a noi non rimane che augurargli ogni bene per il futuro, assicurandogli la nostra preghiera che è da una parte di riconoscenza e dall’altra di intercessione secondo tutte le sue intenzioni.


Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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