giovedì 28 novembre 2013

“Cottolengo a porte aperte”



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“Cottolengo a porte aperte”

6 - 7 - 8  dicembre 2013

a Torino, a Roma, a Cuneo, a Alba, a Bosa, a Pinasca 

La Piccola Casa della Divina Provvidenza apre le porte alla città il 6- 7- 8 dicembre proponendo visite guidate su prenotazione.


Un'occasione per vedere dall'interno il Cottolengo, ma anche per visitare le mostre   che raccolgono i manufatti artigianali realizzati dagli ospiti della Piccola Casa nei numerosi laboratori: pittura, cartapesta, stencil, maglia e cucito, ceramica e, per i più golosi, i prodotti agricoli freschi sottovetro della Cooperativa Cavoli nostri.
I lavori saranno, per chi lo desiderasse, un dono speciale per il Natale che si avvicina.
Il 6 dicembre 2013 alle ore 10.00 presso l’Associazione Outsider (via Cottolengo 12, interno cortile) saranno nominati “Ambasciatori di Solidarietà” dal Comitato Unora Onlus i dipendenti della Piccola Casa che hanno donato un’ora del proprio lavoro al progetto India Social Farm per persone disabili.



Il Cottolengo guarda inoltre ai giovani promuovendo un concorso creativo rivolto ai ragazzi fra i 15 e i 20 anni cui si chiede di realizzare un prodotto di comunicazione (flyer e video) destinato alla raccolta fondi per il 5x1000.
Il concorso prevede due premi:
  1. Video: poster dei Subsonica autografato dalla band torinese + 100 euro da spendere in libri o per un tablet;
  1. Flyer: gadget della band dei Moderni e 100 euro da spendere in libri o per un tablet;
Iscrizioni sul sito donazioni.cottolengo.org.
La scadenza per la presentazione della candidatura è: 31 gennaio 2014.
Vi aspettiamo venerdì 6 dicembre ore 10.00, via Cottolengo 12, interno cortile c/o Associazione Outsider. 
Tutte le informazioni sul nuovo sito donazioni.cottolengo.org.
Prenotazioni al numero verde  800121952  oppure  online  donazioni.cottolengo.org


Si entra da via Cottolengo 12 e da via San Pietro in Vincoli 9.


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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