domenica 29 dicembre 2013

Il pagamento dei poveri

Non è infrequente per il nostro ospedale ricevere dei pagamenti in natura.
A volte si tratta di due galline ed altre volte di una capra. Talvolta invece alcune borse piene di fagioli, granoturco o mango.
Oggi è la prima volta che ci capita invece di essere pagati con una creatura così bella e dolce: il papà che ce l’ha portata come contributo per la dimissione del figlio, era molto soddisfatto della sua preda,  e continuava a ripeterci che questo uccello è veramente delizioso e che per loro è uno dei piatti più prelibati.
Giancarlo ed io ci siamo guardati imbarazzati: le piume stupende e gli occhioni grandi del volatile ci hanno riempiti di tenerezza, e mai avremmo potuto mangiarcelo.



Abbiamo quindi deciso di ringraziare molto quel genitore-cacciatore, e di mandarlo a casa con il suo figlioletto guarito da un attacco malarico; subito dopo esserci congedati da lui, abbiamo però messo l’uccello su un ramo della papaya che c’è vicino alla sala operatoria.
La bestiolina all’inizio è stata confusa a motivo delle molte ore in cui era stata rinchiusa in uno scatolone, ma poi ha spiccato il volo nel cielo azzurro di Chaaria.


Fr Beppe





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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