giovedì 9 gennaio 2014

Chaaria dietro le quinte (seconda parte)

“In sala operatoria non funziona la scialitica ed abbiamo un intervento in corso”, dice il chirurgo, e naturalmente ha il diritto di ricevere una risposta al suo problema immediatamente.

“L’elettrocardiografo non funziona perchè, a causa di un incidente, dell’ acqua è caduta sulla macchina, che ora ha le connessioni in corto... io però ho bisogno di tale strumento perchè un ECG a certi pazienti sicuramente aggiungerebbe qualcosa alla diagnosi e terapia”, gli fa eco l’internista dal reparto.

“Si è bloccato il compressore e non posso fare le otturazioni. E’ un dramma perchè sono pieno di pazienti che vengono da molto lontano; come facciamo? Senza compressore non funziona il trapano” dice sconsolato il dentista dallo studio odontoiatico.


“Manca la luce ed il generatore è in sovraccarico. Abbiamo tutto da sterilizzare e pensare ai pannelli solari è impossibile adesso. Se si ferma il generatore, chiudiamo l’ospedale. Bisogna assolutamente fare qualcosa”, ripete Fr Beppe, sempre fobico e nevrastenico quando non c’è la corrente elettrica.

“Manca l’acqua e non posso fare i bagni ai Buoni Figli! Si sarà rotta la pompa?” dice a Fr Giancarlo il coordinatore del centro.

“Le carrozzine dei Buoni Figli sono tutte rotte... se continua così, li dovremo lasciare sempre a letto tutti”, diceva qualcuno il mese scorso.

“La lavatrice dei Buoni Figli non funziona e siamo obbligati a lavar tutto a mano, anche perchè pure quelle dell’ospedale sono per la metà fuori uso”, dice sconsolata Sr Cecilia.

“Non c’è più ossigeno ed abbiamo un’emergenza in sala parto, più due bambini dispnoici in pediatria”, urla disperata Monicah.

“Il trattore non parte... il boiler per l’acqua calda non funziona, la macchina per l’emocromo dà risultati sbagliati... la lastra di ghisa della stufa a legna si è squarciata in due...piove nelle camere dei Buoni Figli perchè il tetto è rotto... tutti i rubinetti perdono acqua” ecc, ecc.

E tutte queste richieste (la iella infatti, al contrario della fortuna, ci vede benissimo) arrivano di solito tutte insieme e magari durante il fine settimana...ed il povero Fr Giancarlo può solo ripetere che quelli della manutenzione stanno facendo tutto quello che possono.
A Giancarlo ed al team della manutenzione ci rivolgiamo proprio per tutto: dai guasti più irrisori ai disastri che talvolta possono accadere in ospedale (come per esempio quando era mancata l’acqua per giorni e giorni).
Essi si fanno in quattro per noi, ma anch’essi non si vedono, come i cuochi e tanti altri: sono lavoratori necessari ed invisibili a cui normalmente nessuno dice grazie, e che raramente trovano spazio sulle pagine del blog o ricevono regali dai volontari.
Oggi vogliamo dare loro un po’ di visibilità: quando tutto fuziona, nessuno si rende conto che ciò è dovuto alla competenza, al lavoro ed alla dedizione di molti. Solo quando il guasto è apparente, allora ci ricordiamo di chiamare i tecnici della manutenzione... e poi, quando tutto è nuovamente a posto e possiamo continuare con i nostri lavori, normalmente ci dimentichiamo anche di dir loro grazie.
Il grazie lo dico loro oggi, insieme alla richiesta di scusarci se lo faccio troppo tardi e troppo di rado.


Grazie a Fr Giancarlo ed a tutta la sua squadra che ci permette di lavorare e di portare avanti il servizio in ogni aspetto della missione di Chaaria. 


Fr Beppe 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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