sabato 25 gennaio 2014

Fratel Lorenzo, ti siamo vicini.

Carissimo Fr Lorenzo,
la notizia della morte di tuo papà ha rattristato tutti a Chaaria.
Lo sapevamo che era molto malato e che tutti voi eravate preparati a tale evento, ma la morte di un genitore è sempre un evento devastante.
In tre anni hai perso sia mamma che papà, e noi che abbiamo vissuto con te per tanti anni, sappiamo quanto eri a loro legato affettivamente.
Tutti i Buoni Figli ci hanno incaricato di farti le loro condoglianze... soprattutto Meme, che, come tu ben sai, è molto sensibile e buono.
Il personale dipendente della missione è unito a noi per esserti vicino e per eprimerti il loro sincero “pole”.
Abbiamo informato sia le suore che i sacerdoti cottolenghini che operano in Kenya e Tanzania.
Pur nella sofferenza, con te ringraziamo il Signore perchè hai avuto la possibilità di stare vicino a tuo papà fino alla fine, e con te gioiamo del fatto che lui ha potuto morire alla Piccola Casa, dove tu stai spendendo la tua vita.
Domani, la Messa in ospedale con i malati sarà celebrata in suffragio del tuo papà: è una promessa!



Ti chiediamo di portare le nostre condoglianze anche ai tuoi fratelli ed a tutti i membri della tua famiglia.
A Chaaria tutti ti ricordano; la tua presenza ha lasciato un segno importante, ed è per questo che sentiamo questo lutto come un lutto di famiglia anche qui in Kenya.
Conta sulla nostra povera ma sincera preghiera


La comunità di Chaaria




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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