lunedì 17 febbraio 2014

Un prezioso dono per Chaaria


Il governo del Kenya, in collaborazione con quello degli USA, ha riconosciuto il lavoro che Chaaria svolge nell'ambito della prevenzione e cura dell'HIV, e ci ha donato un grande tendone, corredato anche di due tavoli e 50 sedie per attività legate alla malattia. 
In esso organizzeremo incontri di formazione per i pazienti, momenti di sensibilizzazione per la popolazione, gruppi di sostegno per i portatori della malattia.

Una parte del tendone sarà sempre dedicata al counseling ed al test gratuiti per le persone che ne faranno richiesta.
Si tratta solo di un tendone, ma quello che per me è molto importante è che Chaaria sia stata scelta tra le strutture significative per riceverlo.
E' un riconoscimento implicito del grande lavoro che Chaaria ha svolto in questo settore, sin dal 2000, anno in cui per primi nel Meru abbiamo iniziato la terapia antiretrovirale anche per i poveri che non potevano permetterselo, grazie al progetto Esther ed alla collaborazione con l'Amedeo di Savoia di Torino.



Dal 2000 in poi noi siamo sempre stati in prima linea nel campo dell'AIDS e questo dono del governo ci incoragga molto perchè il bene prima o poi viene riconosciuto.
Gioite insieme con me anche per questo dono.



fr Beppe





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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