sabato 8 marzo 2014

8 Marzo


Oggi e' l'8 marzo ed intendo porgere i miei piu' sentiti auguri a tutte ledonne che leggono il blog, a tutte le volontarie ed a tutte le sostenitrici dei nostri progetti a Chaaria.
Da quando sono in Africa, ma mia stima per la donna, per la sua forza e la sua indomabile dedizione ai valori piu' importanti della vita, sono cresciuti in modo esponenziale.
Tante sono le figure femminili che mi hanno profondamente colpito negli anni della mia presenza qui a Chaaria. La donna africana è come un monumento di pazienza, di laboriosità e di fedeltà di cui non puoi che essere profondamente impressionato.
Spesso, guardandomi intorno, quasi mi vergogno di essere un uomo, considerando lo stile di vita medio del cosiddetto "sesso forte".
In Africa generalmente viviamo in societa' in cui il vero pilastro è la donna; nessuno potra' esaltare abbastanza l'operato ed il valore delle "mamme", che sono quelle che si alzano al mattino prima di tutti, vanno a mungere la mucca quando è buio, preparano la colazione per il marito ed i figli ancora addormentati, accompagnano i bambini a scuola e vanno nei campi con la "panga" a fare tutti i lavori necessari; tornano a casa la sera a lavare la biancheria e preparano la cena al marito e ai piccoli; se i bimbi sono malati, sono sempre loro a correre in ospedale per salvarli dalla morte.


In occasione della festa della donna, e' immediato per me ripensare a tante mamme ricoverate anche ora nel nostro ospedale per una malattia dei loro bambini.
Sono li' totalmente donate alla loro creatura: la vegliano, la custodiscono, la ripuliscono, la allattano. Soffrono con i loro piccoli quando facciamo loro del male... per esempio per incannulare una vena, o quando quotidianamente dobbiamo eseguire una dolorosissima medicazione per la cura di un'ustione. 
Rivedo tante "mie" donne che alla fine sanno sempre placare il loro piccolo... e spesso il seno e' la medicina migliore per tutti i dolori.
Ricordo mamme allattare in posizioni da contorsionista mentre il bimbo piange disperatamente durante una procedura chirurgica od una iniezione.
Ripenso a tutte le volte in cui vorrei ascoltare il torace di un paziente pediatrico, ma il pianto forsennato mi impedisce di sentire.
Poi la mamma gli offre il seno, e, come per incanto, il bimbo si dimentica di quella 'brutta faccia' di uomo-bianco che tanta paura gli aveva fatto pochi minuti prima.
Il piccolo inizia a succhiare animatamente; i suoi occhi vagano nello spazio senza fissare alcun punto in particolare; ed il mio fonendoscopio, quasi per magia, puo' posarsi sulla sua schiena senza provocare reazioni di pianto...la visita diventa facile e veloce, ancora grazie alla mamma.
Il potere dell'amore materno! Pensare a questo sempre mi confonde e mi fa bene. Vorrei saper imitare la dedizione, la costanza e la forza di tale amore!
Pero', quando i bimbi stanno meglio, sono capaci anche di giocare con loro. Si fanno schiaffeggiare con dei buffetti sulla guancia; fan finta di morsicare il mento della loro creatura; ingaggiano piccoli inseguimenti.
In ospedale di papa' ne vediamo molto pochi: capita qualche volta di ricoverare un padre insieme al figlio piccolo, ma questa e' un' eccezione piuttosto sporadica.
L'amore di una madre non si puo' eguagliare... lo si puo' solo emulare molto lontanamente. Un amore fedele, fatto di dedizione e sacrificio, fino a donare la vita per i figli.

Fr Beppe


1 commento:

Anonimo ha detto...

L'Amore di Dio è spesso paragonato a quello di una madre: dovremmo riflettere su questo e imparare da queste madri che nonstante la povertà, la miseria, l'avere dei figli è una Ricchezza, lavere dei figli è donare la Vita (Vita Eterna se si crede in Gesù Cristo). Quindi è il compito più importante essere madre-padre, dovremmo riscoprire il valore della parola CUSTODIRE: custodire i figli,averne cura sapendo che non sono solo nostri. Custodire la vita anche quando è piccolissima che neppure si vede, custodire le creature che Dio ci dona, custodire - coltivare - amare - donare. Un abbraccio a tutte queste madri! :-))
Patrizia


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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