mercoledì 19 marzo 2014

Lettera di Anna


Caro Beppe,

ho letto ora il tuo blog. Nel complimentarmi ancora una volta per la tua estrema competenza sono ad esternare la grande gioia per l'efficacia dimostrata da un test di laboratorio, non tanto per l'esito puntuale che ha fornito quanto per la valorizzazione dello stesso come struttura semplice dove l'elevata tecnologia non c'è perchè non è necessaria e dove la professionalità del singolo operatore riveste importanza fondamentale e imprescindibile per il buon risultato.
Spero che molti aspiranti volontari laboratoristi leggano con attenzione questo blog e che riescano a comprendere che la nostra insistenza sulla valorizzazione delle esperienze del laboratorio di base, quello nato tanti anni fa quando l'automazione era un sogno, quando le pipette automatiche non esistevano e si utilizzavano solo quelle di vetro, quando i globuli bianchi e quelli rossi si contavano nella camera di burker utilizzando il microscopio ottico, quando i dati anagrafici dei pazienti e i risultati delle analisi si registravano a penna sul foglio di richiesta e sui quaderno di laboratorio detti comunemente brogliacci.



Anche oggi Beppe ci ha fornito una grande lezione; tutti noi volontari dobbiamo ringraziarlo per la dovizia e la chiarezza delle informazioni che ci fornisce e per il messaggio che sempre giunge al cuore per farci emozionare e alle menti per farci riflettere.
Non sempre le "storie" di Chaaria si concludono positivamente ma, anche quando le lacrime annebbiano gli occhi mentre leggiamo e la rabbia per l'insuccesso colma i nostri animi, dobbiamo pensare positivo. 
Nulla avviene per caso, noi non abbiamo potere decisionale siamo i semplici esecutori dei disegni di qualcuno che è più grande di noi e che pianifica e coordina i nostri gesti indipendentemente dal fatto che si sia laici o credenti, per il fatto che siamo semplicemente uomini. Una specie giovane che è comparsa sulla terra in tempi relativamente recenti e che ha ancora molto da imparare.
In questi due anni da volontaria ho imparato davvero tanto grazie anche alle persone persone che ho incontrato nel mio cammino. 
Ognuno di voi mi ha trasmesso qualcosa di importante , un caleidoscopio di sensazioni che accompagnano spesso le mie giornate.
Chaaria è entrata a fare parte della mia vita e di quella dei miei familiari e si sta estendendo anche fra gli amici, gli amici degli amici. 
Il valore di Chaaria è anche questo.

Anna Sampò

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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