martedì 15 aprile 2014

Buona Pasqua


A Chaaria abbiamo visto la prima pioggia, anche se le previsioni per quest'anno parlano di grave siccità.

Ci sono aree del Paese dove manca l'acqua e dove c'è la fame vera (per esempio in Turkana), ma dobbiamo ringraziare Dio perchè a Chaaria non è così.
Per le strade vedi carretti tirati da mucche, land rovers e gente che a piedi si dirige verso il market. Tutti hanno sacchi pieni di granoturco: la raccolta è stata discreta, e questi sono i giorni in cui i camion vengono da Meru per comprare il cereale all'ingrosso.
Il sole picchia rovente, anche se qualche volta ci sono nuvole cupe che lo coprono. La strada è ancora percorribile, ma non è più polverosa come al solito. 
Il fiumiciattolo che divide Chaaria market dal Cottolengo Mission Hospital è ora gonfio di acqua marrone: buon segno... in montagna piove di più.
A noi bianchi preoccupa che la corrente elettrica manca sempre più spesso, ma per la gente comune questo non è un grosso problema, perchè loro l'elettricità non ce l'hanno mai avuta.
Per strada vedo anche tante donne che tornano dal fiume con taniche d'acqua sulla testa o sulla schiena.



Guardo la strada rossa e le prime pozzanghere, vedo i bambini scalzi, e dico a me stesso: Gesù tra pochi giorni sarà risorto.
Dobbiamo gioire.
Dobbiamo ringraziare il cielo che abbiamo cibo, abbiamo acqua per lavarci e per bere, abbiamo la salute, e soprattutto abbiamo la pace, nonostante tante paure ed insicurezza qua e là.
Con questi sentimenti positivi nel cuore auguro a tutti una buona
Settimana Santa ed una felice e serena Pasqua del Signore. 

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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