lunedì 5 maggio 2014

Nuove attività e nuovi sogni con Sant'Egidio


Domani Gianni Guidotti, nostro ospite a Chaaria per 3 settimane, farà visita a vari villaggi nei dintorni di Chaaria ed incontrerà gli anziani e le autorità locali per porre le basi di una fattiva

collaborazione con la popolazione e per ricominciare in modo regolare con le "cliniche mobili" in una zona abbastanza ampia attorno a Chaaria.
Le nostre cliniche mobili saranno basate sulla prevenzione e cura dell'HIV, ma si focalizzeranno anche sulle vaccinazioni e sulle visite prenatali alle gravide.
Faremo in modo di avere anche approvazione e collaborazione da parte del ministero della sanità locale.
La ricognizione di domani è estremamente importante e porrà le basi per una attività clinica esterna all'ospedale che sia proficua e continuativa.
Con Gianni Guidotti ci sarà anche Benjamin da Matiri ed il nostro Clinical Officer Martin, che è il responsabile del "Progetto Dream" per il nostro ospedale.



Stiamo anche organizzando una riunione in cui inviteremo tutti i pazienti seguiti nell'ambito del "Progetto Dream": in tale riunione Gianni presenterà le strategie e l'azione di Sant'Egidio in Kenya, ed offrirà anche un momento di preghiera tutti insieme.
Un altro aspetto in cui si sta tastando il terreno è quello di un eventuale futuro impegno di Sant'Egidio con i carcerati: l'attività con i carcerati è infatti molto cara a quella comunità... e noi siamo contenti di aprirci anche in tale direzione.
Come vedete, le attività e le idee sono davvero tante, e non ci stanchiamo di aprirci sempre a nuovi orizzonti di servizio, finchè il Signore ce ne dà la forza.



Fr Beppe


PS: la foto si riferisce ai "mobile clinics" che Fr Maurizio organizzava a Chaaria alcuni anni fa e che poi io non ho avuto la forza di portare avanti a causa della crescita esponenziale del lavoro in ospedale.


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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