domenica 11 maggio 2014

Stefania e Giada


E’ ancora notte stamattina alle 5.45 quando salutiamo la dottoressa Stefania Bertone, anestesista di Torino, che lascia Chaaria dopo tre settimane di servizio nel nostro ospedale.

La ringraziamo per il lavoro intenso portato avanti in sala operatoria, sia in totale indipendenza durante gli interventi fatti in spinale e sia in collaborazione con i nostri anestesisti Jesse e Mbaabu, nel caso di operandi in anestesia generale. 
Le siamo molto riconoscenti anche per la disponibilità alle chiamate notturne che non sono state poche: onestamente di notte l’abbiamo disturbata solo per i cesarei, perchè per le revisione della cavità uterina e per le placente ritenute siamo così abituati alle molte emergenze che il mio personale mi faceva trovare le pazienti già sedate al momento della chiamata, ed io terminavo l’operazione in pochi minuti, senza dover disturbare il sonno di un’altra persona.
La siamo riconoscenti anche per le volte in cui ci ha dato una mano nel follow up dei pazienti operati.



La ringraziamo anche per la generosa offerta economica che ci ha lasciato, e per il fatto di aver accettato di essere nostra “postina” per alcuni messaggi urgenti da portare alla Piccola Casa di Torino.
Stamane all’alba abbiamo salutato anche la mia amica Giada Sanna di Genova: Giada è un’infermiera volontaria in Burundi che ha voluto passare a vedere Chaaria alla conclusione del suo volontariato in quella nazione, e che mi ha promesso di venire in futuro a prestare il suo servizio con noi. 
A Giada ho chiesto di far conoscere Chaaria in Liguria, da dove non riceviamo molti volontari.
Ringraziamo entrambe per il tempo che abbiamo trascorso insieme, per il servizio che esse hanno espletato a favore dei nostri malati e per i momenti conviviali insieme.
Chiedo scusa per tutte le volte in cui io non sono stato all’altezza delle loro aspettative, a causa di un momento di stanchezza che sto attraversando.
Chiedo scusa per le volte in cui sono un po' brusco e taciturno: chiedo a tutti di aver pazienza con me. Chaaria sta attraversando un periodo particolare dopo la partenza del Dr Ogembo ed io ne sto portando il peso con una fatica crescente. 
Lo so che a volte può sembrare il contrario, ma con tutto il cuore ripeto che io apprezzo quel dono inestimabile che sono i volontari, i quali sono preziosissimi ed importantissimi per l'ospedale. 
Chiedo quindi a Stefania, Giada ed a tutti i volontari che sono venuti e passeranno in futuro da Chaaria di sentire il mio sincero apprezzamento e la mia sentita gratitudine.
Auguriamo ad entrambe ogni bene per il futuro della loro vita in Italia e speriamo che il Signore ci conceda di incontrarci ancora in futuro.
Sappiamo che solo Dio può ricompensare la generosità di coloro che fanno del bene ai bisognosi, e quindi siamo certi che sia Stefania che Giada riceveranno il centuplo per ogni servizio svolto sia all’ospedale di Chaaria, sia nel “centre di santé” in Burundi.



PS: Oggi è anche la festa della mamma, ed è con grandissima stima e profondo rispetto che faccio i miei auguri a tutte le mamme che leggono il blog e facebook.
Più invecchio e più mi rendo conto che la mamma è certamente la persona più importante nella vita di ogni essere umano. 
Le mamme sono delle sorgenti inesauribili di amore e di dedizione, di cui dobbiamo godere e ringraziare Dio finchè ce le abbiamo; esse sono poi sempre un esempio che tutti noi dobbiamo cercare di imitare.
Buona festa della mamma a tutte!



Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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