giovedì 26 giugno 2014

Giuseppe e Maurizio

Li ringraziamo di cuore per lo stupendo servizio espletato nelle due settimane della loro permanenza.

Maurizio e Giuseppe sono veterani di Chaaria, alla quarta esperienza con noi: per questo si sono mossi liberamente, seguendo però “religiosamente” il programma di lavoro che ad essi offrivamo momento per momento.
Di professione sono tecnici ortopedici: si sono quindi dedicati alla riparazione di tutte le nostre carrozzine (ridotte davvero in uno stato patetico!), delle barelle (molte delle quali con il rivestimento strappato), e delle stampelle (parte delle quali senza gommapiuma sui bracciali e prive di gommini per il pavimento). 
Si sono adoperati sia per l’ospedale che per i Buoni Figli, dividendosi equamente tra i due settori.
Hanno anche preparato arti artificiali per pazienti amputati e corsetti per malati con crolli vertebrali.



La cosa più eccezionale che essi hanno realizzato è un sistema di trazione in acciaio inossidabile per fratture dell’arto inferiore: abbiamo dato loro la foto di un libro, ed essi hanno realizzato lo strumento in modo perfetto, come una copia assolutamente identica.
Li ringraziamo per aver lavorato in autonomia, anche senza il supporto diretto mio e di fr Giancarlo; entrambi in questo momento siamo infatti un po’ sotto pressione per motivi diversi: io per i molti interventi ortopedici e lui per il rinnovo dei contratti lavorativi del personale.
Grazie anche per le volte in cui hanno voluto cucinare qualcosa per noi: ottimi tecnici ortopedici ed onestamente anche cuochi provetti.
Soprattutto le carrozzine erano tutte in uno stato pietoso: ora, sia al centro Buoni Figli che in ospedale esse sono state adeguatamente riparate.
Avremo certamente bisogno di loro pure l’anno prossimo perchè i nostri malati (non si sa come) riescono a distruggere le carrozzine alla velocità della luce... ma speriamo che essi possano tornare per la quinta volta a darci una mano.

Fr Beppe e Fr Giancarlo


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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