lunedì 9 giugno 2014

Lettera di Anna Sampò


Il mal'africa è una di quelle patologie incurabili, simile alla malaria. Sempre latente con momenti di acuzie che ti debilitano al massimo ma che ti permette sempre di superare le "crisi".
Soltanto chi ha vissuto e vive l'Africa può comprendere perchè il viaggiatore abbia voglia di ritornare. 
Purtroppo non sempre riusciamo a realizzare i nostri desideri, le necessità di altri sono prioritarie e si devono riporre nel cassetto le emozioni che si sono risvegliate bruscamente quando il cuore è prevalso sul cervello e quando la ragione si è lasciata debellare dal sentimento.
Sembra strano pensare che abbia voglia di ritornare in luogo dove ho molto sofferto: mi mancavano i miei cari e le mie abitudini, la povertà attanaglia i cuori e le stelle sono così luminose da togliere il respiro quando le guardi, la notte è nera e non blu, il silenzio è rotto dalle grida delle scimmiette e delle civette che si posano sulle spalle della Madonnina , i sorrisi dei bambini sono sinceri e sereni. 
Laggiù c'è un laboratorio come quello dove ho imparato a lavorare quando ero giovanissima e che in Europa la tecnologia ha plasmato e modificato cancellandone il valore iniziale. 
Non so se e quando potrò tornare, posso affermare con orgoglio... Si in quel Bush hospital ci sono stata!!!!
Un abbraccio fortisissimo.

Anna

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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