Il Vaticano è certamente un po’ lontano da Chaaria, ma la
visita contemporanea a Papa Francesco del presidente israeliano Shimon Peres e
del presidente palestinese Abu Mazen, ha commosso tutti anche qui nel nostro
sperduto ospedale.
Vedere la foto dei due presidenti che si abbracciavano
davanti al Pontefice è stato un grande incoraggiamento per tutti noi, ed insieme una luce di speranza per la pace.
Lo stesso è stato del rito religioso con gli alberi piantati per la pace e con
la preghiera fatta insieme.
Purtroppo non abbiamo la televisione, ma anche solo sentire
dalla BBC della celebrazione in cui si sono susseguiti momenti di preghiera ebraica
prima, di preghiera cristiana poi e di preghiera islamica da ultimo (in una
successione basata unicamente su un ordine cronologico), ci ha riempito il
cuore di gioia.
Mi è venuto in mente il mio paziente ed amico Ali che mi
diceva che Cristiani e Musulmani sono degli scalatori che si arrampicano sulla
stessa montagna usando sentieri diversi, ma, arrivati in cima, incontreranno lo
stesso Dio.
Ho pensato a tanti volontari che con semplicità mi hanno
detto di non credere in Dio, ma di credere fortemente nell’uomo e nel servizio
ai meno fortunati: e su questa base comune di solidarietà e filantropia con tali
volontari stiamo continuando a collaborare con rispetto vicendevole e con
amicizia.
La mia mente è andata poi a quei volontari che vivono con
noi anche la preghiera e la messa quotidiana, oltre al servizio: anche con loro
è molto bello, perchè non solo condividiamo l’amore per l’umanità, ma anche per
Dio che è per noi il motore ed il sostegno nei nostri sforzi.
Mi sono quindi venuti in mente quei volontari che dicono di
credere solo nella carta universale dell’ONU sui diritti umani e nel giuramento
di Ippocrate: anche con loro queste sono state basi solide su cui abbiamo
costruito un cammino di donazione e di collaborazione.
Come dimenticare poi che il Dr Ogembo è stato un ottimo medico
per Chaaria, anche se lui è un Avventista del Settimo Giorno; inoltre tantissimi
sono i dipendenti di Chaaria che non sono cattolici ma frequentano diverse
chiese protestanti. Al di là delle diverse affiliazioni confessionali, con loro
abbiamo spessissimo pregato cercando forme rispettose del credo di ognuno.
Da un po’ di tempo poi ho una dottoressa di Meru che viene a
lavorare a Chaaria due giorni alla settimana: lei è originaria del Nord ed è
musulmana convinta. Per me è bellissimo poter avere una dottoressa di fede islamica,
sia come testimonianza per i molti pazienti musulmani che amano venire a
Chaaria per farsi curare, e sia come segno palese del nostro rispetto per
quella religione: con la dottoressa lavoriamo benissimo e parliamo liberamente anche
delle nostre religioni.
Alcuni mesi fa, dall’ospedale di Matiri è venuto a Chaaria
per alcuni giorni di esperienza un giovane medico israeliano: anche la sua
presenza ci ha dato tanta gioia e ci ha incoraggiati nella direzione
dell’internazionalità e dell’ecumenismo.
Abbiamo volontari di fede buddista, ed anche con loro
l’intesa è ottima, nel pieno rispetto vicendevole.
Quando nel 2000 il “Chaaria Catholic Dispensary” è stato
approvato dal governo come ospedale, ho chiesto ed ottenuto dal Vescovo di
Meru, Mons Silas Njiru, di poterlo chiamare “mission hospital”, invece di
“catholic hospital”, proprio nell’ottica che il nostro vuole essere un servizio
aperto a tutti quelli che hanno bisogno: credenti di tutte le religioni, ma
anche agnostici.
L’incontro in Vaticano di Peres ed Abu Mazen con Papa
Francesco ha certamente come primo scopo la preghiera per la pace, ma a me
piace anche pensarlo come uno stupendo esempio di apertura, di rispetto, di
tolleranza e di ecumenismo... e questi sono valori di cui c’è tanto bisogno,
anche a Chaaria.
Fr Beppe Gaido
Nessun commento:
Posta un commento