martedì 29 luglio 2014

Grazie di cuore

Nelle scorse settimane sono stato raggiunto in vacanza, dalla comunicazione del Presidente e dalle lettere di Nadia e Fr. Beppe che annunciavano la cessazione del blog di Chaaria . E’ stato per me una notizia terribile, che mi ha colpito dolorosamente “ ad un passo dal cuore” e preoccupato molto.
Poi fortunatamente la decisione è rientrata, nonostante la fatica che, sicuramente, questo comporta per chi gestisce il blog stesso e di questo li ringrazio veramente di cuore.
Io, come molti altri, sono un “drogato” dal blog, una vera e propria dipendenza, ogni sera lo consulto con attenzione, leggo ogni post e questa droga mi fa un gran bene.
Le notizie che, giorno dopo giorno arrivano, mi tengono in un contatto quasi fisico con Chaaria, mi fanno rivivere emozioni, il buio ed i suoni della notte, l’immensa stellata, la luna incombente, il grande carro che si vede a tardissima notte e non dopo il tramonto, mi raccontano con i casi clinici i progressi che ogni giorno si verificano, mi insegnano cose che nella mia lunga pratica clinica non avevo mai incontrato: le occlusioni intestinali da vermi nei bambini, come si presentano le ferita da panga a seconda delle situazioni e tanto altro.
In questo modo quella che è la mia presenza di un mese all’anno non si esaurisce con il decollo dell’aereo da Nairobi ma prosegue tutto l’anno; leggere le difficoltà della gente, il loro comportamento il loro culto dei morti, i le strutture famigliari di villaggio di tribù ed infinite altre cose è una motivazione permanente: ogni sera si rafforza la voglia di partire anche subito. 
 

Questo flusso di informazioni continue mi aiuta inoltre, nelle giornate di formazione per i nuovi volontari, a raccontare situazioni aggiornate quasi in tempo reale.
Anche su Facebook si possono leggere le narrazioni di Fr. Beppe, ma a parte un “mi piace” o poche righe di commento è un canale a senso unico.
Anche il sito dell’Associazione, in progettazione, sarà uno strumento fondamentale, ma con altri fini ed altre modalità.
Il blog è invece un contenitore molto più potente e non serve solo a dare notizie utili od istituzionali ma è semplicemente il racconto della vita ; inoltre è bidirezionale puoi leggere ma anche scrivere; ho letto negli anni molte bellissime lettere, commoventi ed appassionate, di persone col cuore esondante di emozioni e le loro esperienze meravigliose o traumatiche, sempre difficili al ritorno da un periodo passato a Chaaria; mi dispiace solo che molti volontari, forse per pudore, non lo utilizzino per raccontare la loro esperienza.
Capisco che può essere difficile mettere in “piazza” le proprie emozioni, ma io trovo che leggere come viene vissuta l’avventura di Chaaria da persone, diverse per età professionalità, motivazioni, sia un grande valore aggiunto. Io l’ho fatto tante volte e so che i miei messaggi hanno aiutato molti a capire.
Inoltre molti aspiranti volontari, che contattano l’Associazione per offrire la loro collaborazione, ci arrivano tramite il blog, al quale sono pervenuti su invito di altri o magari per caso e questo è un ulteriore segno della sua diffusione e penetrazione.
Il blog serve a noi vecchi per dimostrare che i nostri racconti sono reali, per far conoscere a sempre più gente questa narrazione ed ai nuovi per incominciare a capire il mondo che andranno ad affrontare in quello sperduto luogo.
Credo non sia trascurabile anche l’impatto economico, magari con piccole donazioni da parte di chi legge nel blog la sincerità, la verità su quel piccolo Ospedale e la sua lotta infinita.
Quindi sono felice perché ogni sera tornerò a leggermi il post del giorno, come se fosse la favola della buona notte per i bimbi buoni.      

Max Albano

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie. Max
Il vostro lavoro l'ambiente di solidarietà
e affetto che donate oltre alle cure , la nostalgia
che provi per questo luogo s reato da Fr. Beppe, tutto
questo mi allevia l'angoscia per la situazione africana
in generale e per gli sbarchi quotidiani di questi altri
fratelli

Ciao Max sei grande


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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