domenica 27 luglio 2014

Povero piccolo!


Era nato a casa circa due settimane fa.
La mamma non si è accorta che non stesse bene ed ha aspettato troppo.
Sette giorni orsono è comparsa la febbre ed il peso del piccolo ha iniziato a diminuire. Quasi contemporaneamente la mamma si è accorta che la montata lattea era finita.
Invece di venire in ospedale ha deciso di rivolgersi allo stregone, o guaritore tradizionale, come qui lo chiamano.
Non so quali rimedi siano stati proposti: fatto sta che il bimbo è arrivato stasera a Chaaria in condizioni pessime: ha febbre a 41°C, è molto disidratato, ha la bocca piena di mughetto ed ha segni chiarissimi di malnutrizione.
Il suo peso è di due chili e settecento grammi.
Non è anemico ma ha la glicemia alta, forse perchè il suo organismo è sotto stress a causa della febbre altissima. I suoi polmoni sono abbastanza congesti ed il cordone ombelicale mostra segni di infezione.
Oltre che disidratato e denutrito, questo bimbo ha quindi anche una sepsi neonatale.



Lo copriamo con tutte le terapie del caso, dagli antibiotici, all’antimicotico orale. Lo idratiamo ed iniziamo una nutrizione enterale con latte in polvere.
Speriamo che ce la faccia!
Certo avremmo avuto più possibilità se la mamma fosse venuta prima in ospedale e non si fosse rivolta allo stregone, ma nostro compito è quello di aiutare la povera gente, senza mai giudicarla.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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