giovedì 10 luglio 2014

Un grazie sentito ai lettori

Carissimi amici e lettori,

questo blog è stato per me un’ esperienza unica e bellissima, un impegno ed una gioia quotidiana dal novembre 2007 fino a luglio 2014.
Mi ha tenuto compagnia e mi ha aiutato a condividere emozioni ed esperienze. Spesso ho definito il blog come la mia “coperta di Linus” o “la mia finestra sul mondo”.
Vi scrivo oggi per comunicarvi che, per un po’ di tempo, io non scriverò più: qualcuno forse ci rimarrà male; si tratta comunque di una decisione sofferta che ritengo giusta e doverosa verso il blog stesso.
Sto infatti vivendo un momento un po’ particolare e mi rendo conto di aver un po’ inaridito la mia vena di scrittura. Ho paura di diventare noioso o banale.
Chiedo perdono a coloro che ormai erano affezionati alla lettura quotidiana di un post da Chaaria. Allo stesso tempo ringrazio sinceramente tutti coloro che mi hanno letto con affetto per molti anni.



Chiedo anche perdono alle persone che involontariamente posso aver fatto soffrire con i miei scritti.
Ho parlato di questa decisione con i miei superiori che la condividono in pieno. Grazie ancora e, se potete, continuate a pregare per me e per Chaaria.
Ringrazio infinitamente Nadia che per otto anni è stata la mia fedele e quotidiana compagna di fatica con il blog. 
Grazie di cuore anche ad Alex, a Enrico ed a Fr Giancarlo che spesso hanno pubblicato per me in caso di assenza di Nadia.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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