venerdì 10 ottobre 2014

Ebola e Marburg

Carissimi lettori italiani,
con questo post intendo ritornare sull’argomento, già da me toccato una volta sul blog e varie volte in conversazioni private via mail. So che in Italia c’è molta preoccupazione al riguardo.
Proprio per questo ripeto che il Kenya è al momento libero da Ebola. Non ci sono casi registrati sul territorio nazionale e meccanismi di screening sono attivi ai passaggi di frontiera. I casi sospetti segnalati finora sono risultati tutti negativi.
Anche a Chaaria abbiamo avuto un episodio che aveva destato qualche timore in quanto si trattava di un uomo con emottisi morto subito dopo l’arrivo in ospedale: i test sono però stati negativi e l’autopsia ha rivelato trattarsi di polmonite severa, con edema polmonare e secrezioni ematiche dalla bocca.
Pure per quanto riguarda l’epidemia di Marburg segnalata in Uganda, il Kenya è al momento libero dal contagio: i casi di Marburg sono localizzati ad un’area circoscritta tra Kampala ed Entebbe. Il governo Ugandese (molto preparato nel caso di epidemie da febbre emorragica) ha già messo in azione tutti i meccanismi di prevenzione e di contenimento dell’epidemia stessa, compreso l’allestimento di due centri di isolamento a Kampala ed a Entebbe. Noi sanitari che operiamo in Kenya abbiamo ricevuto dalle autorità sanitarie segnalazioni di massima allerta riguardo al virus di Marburg: il primo caso ricoverato in Kenya con sospetta febbre emorragica da Marburg è già stato dimesso dopo che il test virologico è risultato negativo per due volte.




Per quanto riguarda la situazione in Africa Occidentale invece l’epidemia è tuttora fuori controllo ed i nuovi contagi sono ancora in aumento: ci sono al momento più di 3000 morti di Ebola e si stima che almeno un numero doppio di persone sia già stato contagiato pur non presentando ancora i sintomi.
L’epidemia pare comunque confinata ai tre Stati finora maggiormente colpiti: Guinea, Sierra Leone e Liberia.
La Nigeria sembra aver controllato definitivamente i pochi casi segnalati a Lagos.
La Guinea invece segnala un aumento di nuove infezioni nella capitale Conackry insieme alla comparsa di casi virologicamente confermati in aree della Nazione per il passato considerate libere dal virus.
Invece la Liberia (il Paese più gravemente massacrato dall’epidemia, dove si sono registrati più di 2000 morti) manda qualche messaggio di speranza dovuta ad una certa riduzione nel numero di nuove infezioni.
In Sierra Leone la situazione rimane gravissima, ma con segni di speranza grazie al massiccio aiuto medico-logistico che sta arrivando da USA e Regno Unito.
In Mali è in corso un trial per un vaccino contro l’Ebola su circa 3000 volontari, anche se purtroppo il tempo necessario per stabilire se tale vaccino può essere efficace, lo renderà quasi inutile per le Nazioni in cui la gente sta morendo ora (too little, too late, diciamo tristemente in Inglese).
Stati Uniti e Gran Bretagna stanno incrementando gli sforzi per la costruzione di nuovi reparti di isolamento in Africa Occidentale e stanno mandando truppe, personale logistico , medico e paramedico, anche se Medecins Sans Frontières (MSF) lamenta che il problema sarà comunque la carenza di personale qualificato con cui mandare avanti i nuovi ospedali costruiti.
Il problema più grande indicato da MSF sembra proprio questo: trovare personale qualificato per l’educazione sanitaria, per la formazione della gente alla prevenzione, per il “contact tracing” (cioè l’andare di casa in casa a cercare persone che possibilmente sono state in contatto con malati e quindi potenzialmente sono a rischio di continuare il contagio prima di essere irrimediabilmente ammalati).
Oltre che del contributo ecomiabile di Medicins Sans Frontieres, sono al corrente del lavoro di Emergency in Sierra Leone, dove la nostra amica Dottoressa Elena Giovanella andrà presto a lavorare per un mese: provo una stima ed un rispetto infiniti per queste organizzazioni  e per il coraggio dei loro membri.
 Come sarei contento di partire anche io, se non avessi Chaaria da portare avanti!
Detto questo, rimane vero che io non ho una famiglia e dei figli, e che forse posso essere più temerario di altri che invece hanno responsabiltà familiari.
Quanto ho scritto sopra si riferisce allo stato attuale delle epidemie di cui parliamo, e nessuno può sapere con certezza quale possa essere l’evoluzione futura delle stesse... sarò comunque attentissimo e terrò i lettori informati.
Per questo, io ritengo che i volontari che non si sentono tranquilli e che provano ansia riguardo alla situazione Ebola-Marburg, potrebbero forse rimandare il viaggio piuttosto che vivere un periodo negativo ed ansiogeno a Chaaria.
Naturalmente accogliamo volentieri tutti i volontari che serenamente pensano di venire a darci una mano, riconoscendo che il rischio a Chaaria non è molto diverso da quello che si corre in Europa (per esempio è di oggi la notizia di un sospetto caso ricoverato in ospedale a Parigi).
Lascio comunque ai singoli la decisione ultima.


Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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