lunedì 6 ottobre 2014

Elefanti a Chaaria

Certo, vedere gli elefanti può essere molto carino quando si è al parco nazionale, al sicuro dentro un'autovettura, ed a distanza di sicurezza.

Tutt’alra cosa è trovarsi gli elefanti in casa!

L’elefante africano è feroce, ed anche i leoni hanno paura di lui. Il vero re della savana è lui e noi il grande felino!
E’ successo nuovamente in questi giorni che un branco di quattro grossi elefanti sia uscito dalle foreste attorno a Meru alla ricerca di cibo: la siccità ha infatti reso i parchi nazionali e le foreste molto secchi ed aridi.
Sono passati da Chaaria alla ricerca di granoturco ancora nei campi, e nel loro cammino hanno attaccato un bambino che si è avvicinato troppo a loro, magari per giocare.
Ce lo hanno portato dei “buoni samaritani” che lo hanno trovato per terra nei pressi del branco. Lo abbiamo ricoverato senza conoscere neppure chi fosse ed abbiamo lanciato la ricerca dei genitori tramite la polizia.


Fortunatamente il bimbo è di Chaaria, e la mamma è venuta subito a cercarlo in ospedale.
Il bambino ha riportato fratture costali e la dislocazione della spalla destra che abbiamo ridotto in sala operatoria. Fortunatamente non c'erano danni agli organi interni addominali. Le sue condizioni mentali sono state però molto precarie per giorni: sembrava semi-incosciente ed era estremamente agitato. Abbiamo temuto una emorragia cerebrale, ma fortunatalemte la TAC l'ha esclusa. Si trattava probabilmente di un trauma psicologico da paura: ora infatti il bimbo è ritornato in sè ed è pronto alla dimissione.
Gli elefanti sono passati in una shamba molto vicina alla nostra, ed hanno proseguito il loro cammino, spaventando molto la gente ed attaccando un altro uomo nei pressi di Meru. Quest'altra vittima è stata però ricoverata nell'ospedale governativo della città.
La guardia forestale ci ha assicurato che gli elefanti sono stati ricondotti nel parco e che il pericolo è passato.

Fr. Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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