domenica 16 novembre 2014

Ancora abruptio

Ireen ha avuto aborti ripetuti del secondo trimestre e per questo le avevo fatto un cerchiaggio cervicale alla 16 settimana dell’attuale gravidanza, che tra l’altro l’ecografia aveva scoperto essere gemellare.
Arrivata però alla trentesima settimana, Ireen ha cominciato ad avere contrazioni sempre più frequenti e sempre più resistenti alle medicine prescritte a domicilio. Da vari giorni quindi era con noi in ospedale, a riposo a letto e con terapia aggressiva per via endovenosa.
Ieri notte ha avuto un modesto sanguinamento genitale, accompagnato però da tachicardia e riduzione dei valori pressori.
L’emocromo eseguito d’urgenza ha documentato la perdita di ben 4 grammi di emoglobina dal controllo precedente.
L’ecografia poi mi ha permesso di assicurarmi che i gemelli erano entrambi vivi, anche se il battito cardiaco iniziava ad essere irregolare. Quello però che ha colpito il mio sguardo è stata la presenza di due grossi ematomi: l’uno retroplacentare ed il secondo appena al di sopra della cervice, mantenuta chiusa dal cerchiaggio.
Era nuovamente un caso di “abruptio placentae”, cioè un distacco di placenta... il terzo in una settimana!



Ho dovuto dire ad Ireen che la decisione davanti a noi era molto difficile, perchè i feti erano pretermine e pesavano all’incirca 1600 grammi; aspettare la fine della gravidanza però non sarebbe stato possibile in quanto il distacco di placenta avrebbe potuto rapidamente uccidere la madre... e di conseguenza anche i bambini.
Ireen ha dimostrato un grande coraggio ed ha compreso il mio discorso, firmando immediatamente per il cesareo.
Io ho comunque messo le mani avanti e le ho detto che i bimbi sarebbero andati in incubatrice... ma solo Dio sapeva se avremmo potuto salvarli.
Lei ha ccompreso anche  questo!
Abbiamo quindi eseguito gruppo sanguigno e prove crociate e siamo entrati in sala.
Il cesareo è andato liscio: entrambi i gemelli erano in presentazione podalica, e li ho estratti senza difficoltà. Respiravano appena, ma Jesse è stato bravissimo con la rianimazione, ed ora sono in incubatrice in condizioni stabili e con tutte le terapie di sostegno che possiamo offrire nel nostro contesto.
Richiudendo l’utero ho in effetti confermato la presenza dei due grandi ematomi documentati dall’eco, ed ho ringraziato Dio che mi ha ispirato ad essere forte ed a spingere Ireen ad accettare l’intervento d’urgenza: già aveva perso litri di sangue in quegli ematomi, e si sarebbe presto collassata.
Tutto questo è avvenuto proprio all’ora in cui c’era la Messa domenicale con i malati, e quindi io a Messa non ci sono potuto andare.
Mi consola comunque il pensiero del Santo Cottolengo che anche oggi mi sussurra nel cuore: “ricordati che il servizio di carità urgente passa davanti anche alla Messa della domenica”.
Ireen è sicuramente salva ed è in buone condizioni, dopo la trasfusione.
Ora preghiamo e speriamo che ce la facciano anche i due gemellini.


Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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