mercoledì 5 novembre 2014

Progetto Dream: notizie e sviluppi

Con la presenza a Chaaria del Dr Gianni Guidotti che oggi abbiamo salutato al suo rientro in Italia, nuovi passi avanti sono stati fatti nella nostra collaborazione con la comunità di Sant’Egidio.
In pochi giorni il Dr Guidotti ha fatto un capillare lavoro di ri-motivazione del personale della clinica per l’HIV; ha cercato di razionalizzare maggiormente le attività della persona dedicata al counseling, che deve occuparsi anche di prevenzione nella sala d’attesa dell’ospedale dove i nostri pazienti devono a volte aspettare per ore ed ore ed hanno quindi tempo di ascoltare degli interventi di tipo formativo.
La cosa più significativa dell’attuale missione del Dr Guidotti è stata l’assunzione di una nuova infermiera per il nostro C.C.C. (comprehensive care clinic): essa fa parte dello staff di DREAM (Sant’Egidio) e si occuperà principalmente della clinica per l’HIV, ma nei momenti liberi potrà aiutare nei vari dipartimenti dell’ospedale a seconda dei bisogni.
La nuova infermiera è Harriet Karimi. E’ di Chaaria e circa dieci anni fa aveva già lavorato con noi per un periodo, subito dopo la scuola.



Si era poi trasferita dapprima a Matiri e poi al Coast Provincial Hospital di Mombasa.
Ora ritorna al villaggio natale e siamo felici di riaverla a lavorare con noi.
Gianni ha pure insistito molto sull’importanza delle cliniche mobili nei villaggi che onestamente abbiamo un po’ lasciato da parte ultimamente a motivo di eccessivo lavoro qui in ospedale.
Nuovamente ringraziamo la comunità di Sant’Egidio per il continuo sostegno al nostro ospedale, per la stima e per la sincera amicizia.


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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