martedì 20 gennaio 2015

Missione compiuta

Eccola qui la nuova ambulanza per la nuova maternità!
E' appena importata e la foto è stata fatta subito dopo l'ingresso trionfale in ospedale a sirene spiegate. 
E' stato Fr Giancarlo a seguire tutte le pratiche che hanno reso possibile la consegna del veicolo proprio mentre il Dr Cara ed il dr Orrù sono qui a Chaaria con le rispettive consorti.
L'ambulanza è attrezzata adeguatamente con quanto ci è necessario per il trasporto dei pazienti.
Essa è stata il contributo per la nuova maternità dell'Associazione Karibu Africa di Cagliari: i nostri amici sardi hanno raccolto i fondi con velocità e generosità, e ci hanno così permesso di apporre questo nuovo tassello al nostro sogno di Chaaria in continua evoluzione.
Ci sono ancora alcune piccoli ritocchi da fare all'interno, lavori che abbiamo deciso di fare qui nella nostra officina, al fine di ridurre un pochino il prezzo.
Nell'ambulanza, oltre alla barella che già c'è, monteremo anche l'ossigeno ed il sostegno per appenderci le flebo... e naturalmente tutto lo strumentario necessario per la rianimazione.


Questa macchina è nata come ambulanza e rimarrà un ambulanza.
All'interno non ci sono posti a sedere se non quello per l'infermiere di sostegno: non succederà quindi più che questa ambulanza vada a Nairobi a prendere i volontari all'aeroporto, oppure a Mukululu in foresta per la gita domenicale.
La useremo esclusivamente per i pazienti, e soprattutto per la maternità.
Un grazie infinito agli amici di Cagliari che tanto fanno per Chaaria nella quotidianità della loro vita.
Un abbraccio virtuale a tutti quelli che hanno contribuito, ed una preghiera colma di riconoscenza.

Fr Beppe Gaido e Fr Giancarlo





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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