martedì 3 febbraio 2015

Un mega-intervento di 5 ore

All'ecografia sembrava un quadro di idrope della colecisti con un polipo della parete e tanta sabbia biliare.
La paziente lamentava dolore in ipocondrio destro ed in epigastrio, ma non aveva vomito ed il suo alvo era regolare. Era moderatamente itterica, ma in ecografia non c'erano segni di colestasi intraepatica, nè tantomeno di metastasi.
Una mia precedente ecografia aveva portato alla diagnosi di ittero ostruttivo da sabbia biliare ed avevo quindi sottoposto il caso alla considerazione del nuovo team chirurgico di Chaaria (Dr Cossu e dottoressa Canu). 
L'ecografia era stata ripetuta nuovamente dalla dottoressa Canu che aveva confermato l'indicazione alla colecistectomia.
Appena aperto l'addome con accesso sottocostale è apparso un quadro radicalmente diverso da quello atteso, in quanto la colecisti era attaccata ad una massa che coinvolgeva il colon trasverso, parte del duodeno ed una sezione della grande curvatura gastrica.
L'impressione è stata quella di un tumore del colon che si fosse poi esteso per contiguità alla cistifellea.
Si è iniziato con la colecistectomia (che è stata piuttosto indaginosa e difficoltosa a motivo di aderenze ed ispessimenti peritoneali). 


La cosa più difficile che il Dr Cossu ha dovuto decidere è stato come aggredire la massa nella parte aderente a duodeno e stomaco: si è alla fine optato per una sezione della parete antimesenterica del duodeno (che rispettava quindi la papilla) e di una parte della grande curvatura gastrica: per fortuna avevamo delle suturatrici automatiche portateci dal Dr Cossu. 
Il tumore non arrivava al piloro ed abbiamo giudicato che la canalizzazione fosse buona e non fosse necessario eseguire una gastro-entero-anastomosi profilattica.
Si è quindi proceduto a resezione di parte del colon trasverso con anastomosi latero-laterale dei monconi.
La cosa più triste è che il peritoneo è risultato pienissimo di linfonodi, molto probabilmente metastatici. In eco non si erano visti perchè mascherati dal meteorismo intestinale.
Il Dr Cossu ha analizzato il pezzo anatomico resecato, e, a suo giudizio, si tratta di un tumore della colecisti che ha poi invaso colon e stomaco-duodeno.
Mandiamo comunque il campione a Nairobi per esame istopatologico.
La donna ha perso un bel po' di sangue ma con una trasfusione si è stabilizzata.
Anche il risveglio è stato buono, nonostante le molte ore di anestesia generale... e di questo ringraziamo il nostro Mbaabu e la nuova volontaria anestesista Dottoressa Cristina.
Anche quella di oggi è una storia di tumori!
Quanti tumori a Chaaria! Sembra una epidemia!
Chi diceva sui libri che in Africa ci sono meno tumori, aveva probabilmente preso una grande cantonata: non c'erano tumori perchè nei dispensari non c'erano mezzi diagnostici per trovarli; non c'erano perchè sempre si attribuiva la morte di un paziente alla malaria, in
modo del tutto acritico. Ma oggi che cerchiamo di andare un po' più in profondità con la diagnostica, ci rendiamo conto che i tumori sono tantissimi, spesso colpiscono persone molto giovani; quasi sempre poi vengono diagnosticati troppo tardi, quando ormai le speranze di radicalità sono ridotte al minimo.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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