lunedì 23 marzo 2015

Lettera da un futuro volontario di Chaaria

Ciao Beppe e ciao a tutti voi di Chaaria,

Sono Tommaso, da poco arrivato tra voi in questo mondo.
Sto bene e cresco.
Mamma mi parla spesso di te e delle cose che fate a Chaaria.
Dice che i bimbi di quella parte di mondo lontano da me sono fortunati ad incontrare te, i Fratelli e tutte le persone che lavorano con voi nella vostra missione. 
Sono fortunati ad incontravi nelle loro difficoltà perché siete persone speciali e mettete cuore, anima e scienza per aiutarli.
Io non capisco ancora bene cosa vuol dire ma so che un giorno vorrei incontrarvi.

Un abbraccio anche da mamma Monica.
 




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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