Strumento agricolo
multiuso, venuto tristemente alla ribalta durante il genocidio del Rwanda nel
1994.
Da noi si chiama panga in
Kiswahili, o gipanga in Kimeru. E’ un misto tra accetta e coltellaccio. Vagamente
assomiglia anche ad una smimitarra.
Serve un po’ per tutto:
tagliare l’erba per le mucche o il legname per il fuoco della cucina; ma anche
rigirare le zolle di terra prima di seminare o sradicare le erbacce,
proprio come se fosse una zappa. Ne
abbiamo una anche noi in macchina… non per difenderci dai malviventi, ma per
scavare nel fango nel caso in cui ci dovessimo impantanare nella stagione delle
piogge.
La panga è utilissima in
certe cliniche mobili in cui ti devi avventurare in sentieri angusti e pieni di
vegetazione alta: in questi casi si procede in fila indiana ed il
“capo-cordata” si fa strada tra gli arbusti con tale strumento, che non solo ci
permette di passare ma anche serve a spaventare ed allontanare i serpenti.
E’ anche usato nelle scuole
primarie e secondarie durante le ore di “agricoltura”. Non è infrequete dover
riparare il tendone di Achille ad un bambino ferito da un compagno di scuola,
mentre insieme tagliavano l’erba del prato, senza tenere le dovute distanze di
sicurezza.
Ma spesso la panga e’
anche l’arma a portata di tutti con cui si fanno danni estremi: e’ infatti
pesante come un’ascia, tagliente come un pugnale… ed a buon prezzo: costa infatti
quanto una bottiglia di birra.
In mano ad un ubriaco o
ad un folle diventa un mezzo di distruzione che spesso lascia danni
irreversibili.
Kawira per esempio era
stata quasi uccisa e decapitata da un datore di lavoro pazzo.
Kaburu è stato ridotto in
fin di vita dai ladri che sono entrati di notte nella sua casa, e lo hanno
punito pechè li aveva visti ed aveva opposto resistenza.
Quante donne ho suturato
dopo atti di violenza domestica perpetrata dal marito!
Quante volte ho dovuto
completare amputazioni da panga: sovente si trattava di liti familiari legate
ad un pezzo di terra; oppure poteva essere il gesto inconsulto di un marito
accecato dalla rabbia per aver trovato un estraneo a letto con la moglie; mi è
anche capitato di assistere a punizioni esemplari in cui un padre ha avuto il
coraggio di tagliare il braccio destro ad un figlio accusato di avergli rubato
una mucca.
Durante le violenze post
elettorali del 2007 era il machete l’arma più usata per ferire ed uccidere. In
quel periodo tanto triste, quando mi avventuravo per strada e incontravo gente
che tornava dai campi munita di panga, il loro inseparabile strumento di
lavoro, quasi quasi avevo paura: a volte loro la brandivano per salutarmi, ma a
me venivano i brividi e speravo che non la volessero usare contro di me. Ora
certo questa paura mi è abbondantemente passata, ma la panga rimane un’arma pericolosa
e molto usata.
Solo negli ultimi anni a
Chaaria sono apparse armi da fuoco, e con esse i primi morti e feriti da
pallottola: la panga rimane lo strumento offensivo più usato dalle nostre
parti.
Qualche volta comunque capita
di dover assistere persone ferite con arco e freccia: quest’ultimo strumento di
morte è molto popolare nel Tharaka, dove a volte la punta è anche avvelenata.
Ricordo casi molto brutti
e dolorosi: penso ad una povera donna a cui il marito aveva conficcato una
freccia nel fondoschiena... probabilmente lei tentava di fuggire da qualche
atto di violenza, ma è stata raggiunta dalla freccia. Nel dispensario a cui si
era rivolta non erano riusciti a togliergliela perchè la manovra le causava
troppo dolore. Avevano quindi solo spezzato la freccia, lasciando la punta
infissa nella carne, ed erano venuti a Chaaria con la paziente sdraiata sulla
pancia nel cassone di un pick up.
Avevamo programmato
l’operazione con urgenza perchè c’era anche un’imponente emorragia; onestamente
speravamo che la freccia fosse adagiata nel tessuto muscolare del gluteo e che
non avesse causato problemi agli organi interni, ed invece era penetrata
profondamente, lacerando il retto e squarciano l’utero. Un danno incredibile
che ha richiesto ore di lavoro in sala operatoria.
Per non parlare
dell’altro caso in cui una donna aveva una freccia incuneata nel torace proprio
davanti al cuore. Anche lei era una miracolata perchè la freccia era passata
tangenzialmente allo sterno ma non aveva leso il cuore ci si trovava a qualche
millimetro di distanza.
A Chaaria comunque non
mancano neppure le pugnalate: di solito vengono usati dei coltelli da cucina o ad
uso agricolo.
La pugnalata è normalmente
molto subdola e traditrice: vedi una ferita di 2 centimetri i poco più; ti pare
quasi una cosa da niente, ma lo sai che la lama è lunga e quasi certamente fa
fatto disastri all’interno anche se l’emoragia esterna è minima.
Se è interessato il petto,
quasi sempre ti devi preparare ad un drenaggio toracico, perchè sicuramente ci
sarà aria e sangue nella cavità pleurica.
Se invece la pugnalata ho
colpito l’addome, ti puoi aspettare di tutto quando entri in sala: abbiamo
visto coltellate che hanno trapassato l’intestino in varie parti; altre che
sono arrivate addirittura a sezionare la coda del pancreas; altre invece che si
sono infilate direttamente nel fegato ed hanno causato sanguinamento
importante.
La panga in modo
particolare, ma anche coltellate, arco e frecce costituiscono per noi una fonte
costante di emergenze, di complicazioni difficili da gestire, e di tanta preoccupazione.
Per la gente sono certo causa di tanto dolore, a volte di danni irreparabili e
di morte..
Fr Beppe
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