Oggi è stata una giornata
assolutamente feriale, con tantissimi pazienti in ospedale ed una lista
operatoria da vertigini, a cui naturalmente si è aggiunto il solito cesareo
urgente.
Nel nostro cuore però
c’era una gioia speciale perchè oggi abbiamo celebrato la festa del nostro Santo
Fondatore.
Lo abbiamo onorato all’alba
in cappella con le lodi mattutine, e poi il pensiero di lui, la sua
spiritualità, i suoi insegnamenti ed i suoi esempi di vita ci hanno accompagnato
durante le nostre azioni e lotte quotidiane.
Abbiamo lavorato sodo e
senza risparmiarci , ma sempre pensando che questa è la spiritualità del nostro
Santo che ci voleva servi e manovali della Divina Provvidenza.
Non abbiamo avuto tempo
per lunghissime celebrazioni liturgiche perchè i malati erano troppi, ma abbiamo
ricordato più volte che il Cottolengo ci diceva che la nostra vera spiritualità
deve essere quella di “dire le orazioni comuni, e poi di insozzarci fino al
collo nel servizio ai bisognosi”.
Alle 18 però c’è stata
una cosa bella: il nostro parroco è venuto nella cappella delle suore a
celebrare la messa votiva di San Giuseppe Cottolengo sia per noi che per le
sorelle.
Onestamente io sono
riuscito ad arrivare in ritardo anche oggi, perchè ancora ero impegnato in
sala, ma alla fine sono riuscito ad arrivarci, ed ho veramente goduto la calda
atmosfera della preghiera comunitaria.
Dopo Messa poi, in
semplicità e con fraternità, le suore, i fratelli ed il parroco hanno condiviso
il pasto: una cena luculliana ed ipercalorica preparata in modo eccellente da
Sr Dorcas.
Anche in quel momento
abbiamo ripensato al nostro Santo che vuole i suoi figli uniti nel vincolo di
carità, proprio come la primitiva comunità cristiana di Gerusalemme dove tutti
“erano un cuor solo ed un’anima sola”.
La cena è stata breve,
perchè poi c’era il giro visita da fare in ospedale dove, secondo
l’insegnamento del Cottolengo, serviamo Gesù stesso nella persona dei suoi
poveri e dei suoi ammalati: è stato comunque bello poter condividere la
preghiera ed un momento di fraternità conviviale tutti insieme. Il Fondatore
anche così ha parlato ai nostri cuori e ci ha ricordato che la nostra deve
essere una famiglia, la famiglia cottolenghina, in cui ci vogliamo bene
sinceramente.
Oggi quindi abbiamo
lavorato tanto, ma abbiamo anche celebrato il nostro Santo nel giorno della sua
festa, sia nel servizio,sia nella preghiera, che nello stare insieme.
Il Cottolengo mi ha
illuminato anche nell’ultima cosa che ho fatto prima di andare a letto: avevo
due mamme con bambino in ambulatorio. Erano già state visitate, ma, a causa
della pioggia, non potevano avventurarsi per strada e tornare a casa. Hanno
chiesto un luogo per passare la notte: a loro sarebbe bastata anche una
panchina del dispensario su cui potersi sdraiare.
Proprio durante il giro
serale avevo però visto due letti liberi in pediatria.
In cuore mi sono tornate
le parole del Cottolengo: “letti con due pazienti li capisco, letti bis e letti
volanti nelle corsie li capisco... quello che non accetto è un letto vuoto”.
Allora ho detto a Dorothy
di non far dormire quella mammeed i loro pargoletti sulle panche del
dispensario, ma nei due letti liberi... ed ho aggiunto: “sono certo che il Cottolengo
farebbe lo stesso”.
Fr Beppe Gaido
Nessun commento:
Posta un commento