E’ tremendo trovarsi davanti ad un bambino con respiro
rantolante e con un’emoglobina di 2 grammi, e non riuscire a trovare la vena da
nessuna parte.
Ti senti incapace, inutile, in colpa.
Sai che il piccolo ha bisogno di sangue; la sacca è pronta
dal laboratorio, ma la mancanza di un accesso venoso impedisce al benefico
fluido vitale di entrare in quel corpicino e ridargli vita.
Ti senti anche un po’ un carnefice: il bambino è troppo
grave per piangere vigorosamente, ma i suoi tenui vagiti ed i deboli scossoni
del suo corpo ti dimostrano che comunque gli stai facendo male.
Lo hai già
bucato dappertutto: nelle braccia, nelle mani, nelle caviglie, sullo scalpo. Ti
sei illuso tante volte di aver trovato l’accesso, perchè all’inizio il sangue
refluiva nella cannula; ma poi con disperazione vedevi che la trasfusione non
gocciolava ed il sito di iniezione gonfiava pian piano.
Allora hai sperato nelle giugulari (difficilmente reperibili
in un bimbo collassato dall’anemia): anche qui le hai trovate più volte, ed un
sorriso ha fatto capolino sulle tue labbra... ma poi, nello sforzo di inserire
la cannula fino in fondo per poterla fissare alla cute, anche le giugulari si
rompevano ed il collo gonfiava. Storia analoga quando hai provato ad reperire
le vene femorali... anzi, qui è successo anche di peggio quando, per pura
sfortuna, hai incannulato l’arteria, invece della vena.
Ma il bimbo ha bisogno di sangue. Non ci si può arrendere:
altrimenti lo si condanna a morte sicura davanti agli occhi della mamma
implorante!
Allora ti affidi all’accesso chirurgico: sei oramai così
disperato che neppure ci credi più e quasi stai sottoscrivendo la fine di quel
bambino per il quale la tua parte pigra ha già sentenziato che non c’è più nulla
da fare. Però il tuo senso etico ti chiede di non mollare e di andare avanti ad
oltranza, nonostante la stanchezza.
Ma anche qui la situazione è disperante.
Nella prima caviglia non trovi assolutamente niente: tutti i
vasi sono collassati, e non ti resta che suturare. Ti aggrappi alla tenue
speranza riposta sotto la cute dell’altra caviglia: l’ultimo punto in cui
tormentare il piccolo.
Qui fortunatamente la vena la trovi, la incannuli e sei
interiormente sollevato; ma anche stavolta è un’illusione perchè, dopo aver
richiuso la cute, ti rendi conto che la flebo proprio non va: forse la punta
dell’ago-cannula ha bucato la parete a monte dell’accesso, e quindi siamo
nuovamente fuori vena.
Non sai cosa dire alla mamma. Hai già buttato la spugna.
Jesse borbotta e dice
che è il diavolo ad aver nascosto tutte le vene.
Tu non hai più forze.
Siamo praticamente rassegnati al peggio, pur avendo una
sacca di sangue vicino a noi.
Poi Monicah ha un guizzo di genio, mentre la Provvidenza
guida la sua mano: nonostante tutti i tentativi falliti precedentemente nella
stessa area anatomica, lei si accanisce con le vene dello scalpo... e ci
riesce... proprio all’ultimo... proprio quando noi tutti avevamo desistito.
“Evviva! Iniziamo subito a trasfondere!”
Tutti si rilassano e finalmente sorridono. Jesse è il primo
a dire una preghiera di ringraziamento al Signore.
Guardiamo l’ora ed è quasi l’una di notte. La ricerca della
vena era incominciata alle 7 di sera.
Meno male che questo bimbo ci ha
aspettati e non ha deciso di andare in paradiso prima che potessimo dargli il
sangue di cui aveva bisogno. La mamma ci guarda e non parla. E’ certamente
sconvolta ma anche riconoscente.
Purtroppo anche Giancarlo è ancora sveglio. Ha fatto anche
lui le ore piccole sostenere questo bambino.
Siamo contenti per questo piccolo, ed insieme diciamo grazie
a Dio per il suo aiuto, arrivato quando ormai non speravamo più.
Fr Beppe
PS: da pochi giorni abbiamo a disposizione aghi
speciali per puntura trans-ossea nella tibia dei bambini. Questo nuovo
strumento ci aiuterà a trasfondere in
fretta casi come quello che ho appena descritto oggi.
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