giovedì 4 giugno 2015

La crescita della chirurgia a Chaaria

Nell’ultima settimana abbiamo avuto diverse possibilità di confrontarci con le nostre reali capacità in chirurgia.
Dopo la partenza di Luciano abbiamo avuto una concentrazioni di casi chirurgici molto impegnativi.
Ci sono stati due gastrectomie parziali dovute a carcinoma dell’antro gastrico: si trattava di pazienti in situazioni simili a quelle degli operandi di Luciano. 
Non avevano avuto la possibilità di intervento chirurgico per ragioni economiche e si erano rivolti a Chaaria per ricevere aiuto: non era quindi possibile mandarli in un’altra struttura...eravamo l’ultima spiaggia.
In entrambi i casi abbiamo applicato la tecnica mostrataci più volte a Chaaria da Pietro, e gli interventi sono andati bene entrambi.
In due giorni successivi abbiamo poi ricevuto dal Tharaka tre pazienti con addome acuto: il primo era un giovane di appena 16 anni con chiari segni di occlusione e risentimento peritoneale. Data l’età del ragazzo e la sitomatologia ho pensato ad una peritonite secondaria ad appendicite. 
La situazione però era totalmente diversa, ed abbiamo trovato un enorme volvolo del colon attorno ad un perno all’altezza delle flessura epatica. E’ stato difficilissimo capire il modo in cui l’intestino si era “attorcigliato”, ma, quando eravamo prossimi alla disperazione, siamo riusciti a derotarlo. Ora il ragazzo sta bene.



Il secondo addome acuto è stato una grande sorpresa diagnostica, anche perchè, nell’anamnesi, paziente e familiari non ci hanno detto una cosa importantissima, e cioè che il paziente era recentemente caduto da un mototaxi.
Sembrava una peritonite, con tantissimo liquido sieroematico in addome. Il liquido non sembrava nè biliare nè alimentare: d’altra parte non avevamo trovato alcuna ulcera peptica perforata. 
Non era neppure fecaloide, ed in effetti non c’erano perforazioni intestinali. C’era solo questo liquido ed abbondante deposizione di fibrina, soprattutto nello scavo pelvico... abbiamo anche pensato ad una pancreatite, ma il pancreas ci sembrava bello. Alla fine è proprio nello scavo pelvico che abbiamo trovato il problema. Si trattava di una lacerazione vescicale, ed il liquido in addome era quindi urina mista a sangue. Anche per lui siamo stati in grado di suturare la vescica e di fare un buon lavaggio peritoneale.
Oggi poi abbiamo avuto una donna con rigidità localizzata solo in regione sotto-ombelicale. Siccome un mese fa l’avevamo operata di miomectomia, temevamo una complicazione chirurgica di quell’intervento. 
Abbiamo aperto l’addome ed abbiamo trovato una grande quantità di pus nello scavo pelvico. L’utero però era in buone condizioni. Abbiamo lavorato tanto per lisare le molte aderenze intestinali...e da ultimo abbiamo trovato la causa di un tale disastro: una appendicite perforata ed incuneata nel Douglas. Abbiamo quindi fatto appendicectomia e lavaggio della cavità peritoneale.
Da ultimo volevo parlarvi di una vecchia signora con una enorme massa al polo superiode del rene sinistro. 
Ci era stata mandata per biopsia. Aprendo l’addome abbiamo trovato quasi subito la massa e ci è venuta voglia di vedere se potesse essere isolata e magari enucleata, anche perchè non parevano esserci altre metastasi peritoneali all’ecografia. 
La massa si staccava pian piano, e non sanguinava in maniera grave. Abbiamo quindi deciso di andare avanti ed alla fine ci siamo resi conto di avere la massa in mano, insieme a quel poco che rimaneva del rene sinistro. Abbiamo quindi proceduto alla nefrectomia sinistra insieme alla escissione del tumore. Ora siamo in attesa dell’istologico, ma la malata procede bene nel post-operatorio.
Indubbiamente la chirurgia generale ha fatto passi da gigante a Chaaria, soprattutto negli ultimi due anni...e di questo ringraziamo tanto il Signore.


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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