mercoledì 3 giugno 2015

Solo Dio è eterno... ma quel che conta è il presente...

Sento oggi più che mai che l'incredibile espansione dell’ospedale dove arrivano, anche da molto lontano, migliaia di persone per farsi operare e curare, corrisponde a un disegno direttamente gestito dal cielo.
Per questo, quanto sto scrivendo, sotto la spinta emotiva dello stupore che si prova di fronte a un “miracolo”, vuol essere un canto di ringraziamento a Colui che ha trasformato questo sogno in realtà.
Parto dal Vangelo, dove leggiamo che più una persona fa fruttificare i talenti ricevuti, più Dio lo benedice con altri doni. 
Queste parole di Gesù mi hanno incoraggiato a sfruttare al massimo, per il bene degli altri, le capacità che mi sono state donate. 
A non fermarmi mai, nonostante le mie paure e limiti, a osare sempre per cercare di aiutare chi si trova in condizioni precarie di salute e bussa al nostro ospedale.
San Giuseppe Cottolengo diceva che le opere di carità sono come una piramide rovesciata. Parte da un punto insignificante e si dilata sempre di più verso l’alto, sfidando tutte le leggi della fisica, perché poggiate solo e unicamente sulla Divina Provvidenza.
Affidandosi a questa sua sconfinata e granitica fede, ha aperto servizi che sono durati, a volte, meno di un anno. 
Li ha iniziati, spinto dal suo zelo senza limiti, ma quando si è accorto che non erano sostenibili, è andato oltre.


Penso a certi confratelli, come Fratel Luigi Bordino, che ha trascorso tutta la sua vita nel reparto di chirurgia dell’ospedale Cottolengo di Torino. Ora i fratelli non ci sono più in quel reparto, ma quanto Fratel Luigi ha fatto, rimane. La Bibbia ci ricorda che “alla fine rimarranno solo tre cose: fede, speranza e carità. 
Ma di tutte la più grande è la carità” . Davanti a Dio “nemmeno un bicchier d’acqua dato per amore sarà dimenticato”.
In questi anni abbiamo salvato la vita a tante persone, abbiamo fatto interventi chirurgici e medici per gente che non avrebbe potuto permetterselo in altre strutture. Oso pensare che non sarà dimenticato da Dio.
Arriverà un giorno nel quale queste operazioni non potranno più essere eseguite? In cui Chaaria potrebbe ritornare a essere un piccolo dispensario? Può darsi, ma quello che conta è l’oggi. E’ la persona che ho davanti a me, con una gravidanza extrauterina, morirebbe se non la opero subito. 
E’ la mamma che fratel Giancarlo è andato a prendere con l’ambulanza, prima che morisse dissanguata. E’ la giovane donna che piange perché teme di perdere il figlio primogenito, ma lo abbraccia con lacrime di gioia, quando glielo metto fra le braccia dopo un cesareo in piena notte. 
E’ il ragazzo che è ritornato a casa guarito, dopo un micidiale attacco di tetano.
Le migliaia di persone che abbiamo restituito alle loro famiglie dopo una malattia, spesso grave e mortale, saranno quelle che in Paradiso ci ripeteranno che l’ospedale di Chaaria non è stato inutile, anche se non è stato eterno. Solo Dio, d’altra parte, è eterno.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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