I documenti del Concilio ci
dicono che l’eucaristia è l’apice e la sorgente della nostra preghiera e della
vita della Chiesa, che trova in essa l’origine della sua energia spirituale
Gesù presente e vivo nel
sacramento è la fonte della storia di ogni uomo: nell’Eucaristia la nostra vita
viene trasformata e continuamente redenta.
Ogni nostra attività apostolica
nasce dall’Eucaristia, che ci inserisce nell’amore di Cristo, il quale ha dato
se stesso come sacrificio per la nostra salvezza.
Oggi è la festa del Corpus Domini
e desidero condividere alcune meditazioni che ho preparato sull’importanza
dell’eucaristia per noi, figli di san Giuseppe Cottolengo. Possono sembrare
meditazioni lontane dalla realtà di Chaaria, ma in realtà non lo sono affatto,
perchè è nell’eucaristia che noi fratelli troviamo il centro unificatore, la
forza e l’aiuto per un servizio incondizionato al povero.
LA DIMENSIONE EUCARISTICA DELLA SPIRITUALITA’ COTTOLENGHINA
Una
caratteristica fondante della spiritualità cottolenghina è senza dubbio la sua dimensione eucaristica. Per il
Cottolengo, eucarestia e preghiera si sostengono a vicenda, come due ruote di
un carro. Nelle perplessità, dubbi, o
malinconie non state a gemere, o sospirare; ma portatevi avanti al Santissimo
Sacramento; qui, qui, qui sforzate il vostro cuore. Egli saprà consolarvi più
che tutte le creature insieme (FP 117), diceva alle sue suore. Nell'istituire la pia pratica della laus
perennis, la Divina Provvidenza ha avuto in mira di tenere continuamente la
Piccola Casa innanzi a Gesù sacramentato, e tutti i cuori de' suoi ricoverati
come grandi di corte, o come angeli innanzi al loro re (FP 119).
Padre Bosso sostiene che “la devozione tenerissima
che ha il venerabile verso il SS Sacramento forma in ogni tempo della sua vita il
suo carattere distintivo”. Infatti, considerando la vita del nostro fondatore,
specialmente dopo la fondazione della Piccola Casa, la devozione eucaristica è
una nota permanente, in quanto le sue giornate gravitano attorno
all’Eucarestia. La pietà del Cottolengo è senza dubbio eucaristica, e l’amore a
Gesù sacramentato è il suo carattere peculiare.
Il Cottolengo fu senza dubbio un precursore nello
spirito eucaristico, al punto da essere considerato un sacerdote “troppo
facile” “ad incoraggiare i suoi penitenti alla frequente Comunione”(testimonianza
di P. Alberto Cottolengo).
In tempi ancora molto condizionati dal rigore
giansenista, egli diventa il paladino della comunione quotidiana, e si fa
promotore dell’offerta dell’Eucaristia anche per i deboli mentali. A questo
proposito mi piace considerarlo un precursore del Concilio Vaticano II, e mi fa
pensare il fatto che Santa Teresina di Lisieux, molti anni dopo la morte del
Cottolengo, nel segreto del suo monastero, poteva ricevere la comunione solo
due volte la settimana.
Ma il nostro
fondatore non è stato solo il paladino della comunione, ricevuta durante la
Messa. E’ stato anche il santo della Adorazione permanente, che egli chiamò “Laus Perennis”, ossia lode permanente
al gran Re.
LA
PARTECIPAZIONE AL BANCHETTO EUCARISTICO
Il nostro santo
capisce che l’Eucaristia non è il premio per i buoni; non è un dono riservato
solamente ai puri ed ai convertiti. Egli comprende che il Pane degli Angeli è
dato per i peccatori, in quanto “non sono
i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. E’ proprio perché siamo
indegni che abbiamo bisogno dell’Eucaristia, per essere guariti dalle nostre
povertà. Il Cottolengo considera l’Eucaristia come mezzo di santificazione, non
premio alla perfezione raggiunta. Perciò per accostarsi ad essa non è
necessaria la santità in atto; è sufficiente tendere ad essa. Nella Piccola Casa
si deve cercare di “vivere sempre alla presenza di Dio” in modo da “poter
sempre fare la Comunione”.
“Ogni figlio
della Piccola Casa, che si tenga alla presenza di Dio e faccia la preghiera
secondo la regola, è sempre preparato per fare la santa Comunione”(Diario)
In una lettera
a Sr Eufrasia il nostro Santo afferma che questa santa pratica è e deve essere il
nerbo dello spirito religioso cottolenghino, e che la frequenza alla
Comunione costituisce un indice del nostro fervore ed un segno che non siamo
tiepidi nei confronti del Signore.
Il Cottolengo è
convinto che non si debba mai lasciare la Comunione. Se davvero ci sono dei
peccati gravi sulla coscienza, è meglio incrementare la frequenza alla
confessione, piuttosto che lasciare la Comunione: “Se avete qualche pena
riconciliatevi, ma non lasciate la comunione”
“Se potesse farsi la Comunione dieci volte
al giorno oh, che fortuna sarebbe. Non è permessa che una;almeno questa non
deve lasciarsi”(Diario).
Da tutto ciò si
evince chiaramanente che la Messa ha una posizione centrale nella vita e nella
spiritualità di S. Giuseppe Cottolengo. Secondo le sue parole, la Messa è “il
più dolce sforzo” che egli compie, anche durante i tempi di malattia.
LA LAUS
PERENNIS
Tale pratica ha
lo scopo di elevare ininterrottamente inni di adorazione e di lode a Gesù
presente nel tabernacolo. Lo scopo principale è di “tenere la Piccola Casa
sempre dinanzi a Gesù sacramentato”.
La Laus perennis
è chiara testimonianza che il Cottolengo non solo è l’apostolo della Comunione
quotidana, ma anche della adorazione eucaristica permanente, che egli mette in
pratica con turni continuativi di giorno e di notte.
Il Cottolengo
considera Gesù presente nell’Eucaristia come il sole. Per i nostri cuori di pietra
è necessario stare lungamente davanti al sole per essere riempiti del suo
calore, calore che non è nostro ma che ci viene donato. Solo stando lungamente
davanti all’Eucaristia, il nostro cuore di pietra sarà pieno del Suo calore e
potrà irradiare il tepore divino ai poveri che incontriamo e serviamo.
Il Cottolengo
sapeva che, come comunità, abbiamo bisogno di stare continuamente davanti a
Gesù, per essere poi capaci di riconoscerlo e servirlo nei più abbandonati.
Dobbiamo essere
molto riconoscenti alle nostre sorelle contemplative che coprono i turni più
difficili, e rendono possibile il grande sogno del Cottolengo di tenere la
Piccola Casa sempre davanti al gran Re, di giorno e di notte.
La
partecipazione ai turni della Laus Perennis e’ insieme un onore ed un onere che
ci siamo assunti il giorno in cui siamo stati accolti nella grande famiglia
cottolenghina. La Piccola Casa deve essere la brutta copia del Paradiso e tutti
noi dobbiamo essere come grandi di corte accolti dinanzi al Sovrano: dunque dobbiamo
essere puntuali al dovere della presenza. La Laus Perennis ci qualifica e da’
una chiara immagine di quanto amiamo il Signore: se siamo sempre in ritardo, se
saltiamo la preghiera con le scuse piu’ disparate, allora sembra che l’incontro
e la contemplazione di Gesu’ presente in mezzo a noi nell’Eucaristia, non sia
poi cosi’ importante per il nostro cuore.
LA DEVOZIONE
EUCARISTICA
Per il Cottolengo, l’Eucaristia appare il mezzo per
eccellenza che alimenti la perfezione, l’abbandono alla Divina Provvidenza, la
carità verso il prossimo “anche con il sacrificio della vita”.
Prima di tutto
l’Eucaristia è sorgente di Santità, fulcro ed apice della vita
cristiana. Grazie ad essa, noi riceviamo o adoriamo l’Autore stesso della
grazia, che può operare in noi il lento processo di santificazione, se noi
siamo disponibili.
La vita
eucaristica genera “l’accrescimento delle teologiche virtù… l’aumento di
grazia, l’avanzamento nello spirito sino alla compita perfezione”. “E’ il cibo
necessario per poter compiere i propri doveri e progredire nella perfezione”.
E’ inoltre fonte
di Provvidenza.
“Le chiavi
che aprono i tesori della Divina Provvidenza sono la Laus Perennis e la
Comunione quotidiana. Esse sono le due ruote maestre su cui la Piccola Casa si
sostiene” (Padre Bosso).
Quando la frequenza alla Comunione diminuisce, i
sacchi della Divina Provvidenza si svuotano. Infatti “in questo pane sta il
Regno di Dio e la sua giustizia, e per necessaria conseguenza il rimanente
viene da sé, perché il buon Gesù ce l’ha promesso”(Diario Cottolenghino).
L’Eucaristia è fonte
di carità. Il Fondatore esorta i propri figli a cibarsi quotidianamente
delle sacre Specie per avere un valido sostentamento nella fatica del servizio
del prossimo, ed un potente antidoto per superare ogni ripugnanza naturale o
pericolo spirituale: “Da Gesù sacramentato, di cui siete i servi nella
persona dei suoi ammalati e dei suoi poveri, ha da venire a voi la forza per
compiere bene ogni giorno i vostri doveri” (Diario Cottolenghino).
CONCLUSIONE
L’Eucaristia è
una delle strade maestre per la nostra ascetica personale e comunitaria. E’
l’Eucaristia che dà forma alla nostra vita. Anche la nostra missione al
servizio dei più piccoli nasce da essa. Nell’Eucaristia noi ci riempiamo di
quell’Amore di Cristo (CARITAS CHRISTI) che poi cerchiamo di riversare sui
fratelli della nostra comunità e sui poveri che serviamo, cercando di vedere in
loro il volto di Gesù. Non possiamo dare quello che non possediamo. Se non
siamo riempiti dall’Amore di Cristo, non possiamo portare Cristo ai poveri, né
possiamo avere un occhio contemplativo capace di vedere Cristo in tutti quelli
che soffrono.
Fr Beppe Gaido
FONTI
1. Di
Meo. La Spiritualità di san Giuseppe Cottolengo
2. Indice
analitico al Carteggio
3. Lino
Piano. Giuseppe Cottolengo
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