domenica 7 giugno 2015

L'Eucaristia nella spiritualità Cottolenghina

I documenti del Concilio ci dicono che l’eucaristia è l’apice e la sorgente della nostra preghiera e della vita della Chiesa, che trova in essa l’origine della sua energia spirituale
Gesù presente e vivo nel sacramento è la fonte della storia di ogni uomo: nell’Eucaristia la nostra vita viene trasformata e continuamente redenta. 
Ogni nostra attività apostolica nasce dall’Eucaristia, che ci inserisce nell’amore di Cristo, il quale ha dato se stesso come sacrificio per la nostra salvezza.
Oggi è la festa del Corpus Domini e desidero condividere alcune meditazioni che ho preparato sull’importanza dell’eucaristia per noi, figli di san Giuseppe Cottolengo. Possono sembrare meditazioni lontane dalla realtà di Chaaria, ma in realtà non lo sono affatto, perchè è nell’eucaristia che noi fratelli troviamo il centro unificatore, la forza e l’aiuto per un servizio incondizionato al povero.




LA DIMENSIONE EUCARISTICA DELLA SPIRITUALITA’ COTTOLENGHINA
Una caratteristica fondante della spiritualità cottolenghina è senza dubbio la sua dimensione eucaristica. Per il Cottolengo, eucarestia e preghiera si sostengono a vicenda, come due ruote di un carro. Nelle perplessità, dubbi, o malinconie non state a gemere, o sospirare; ma portatevi avanti al Santissimo Sacramento; qui, qui, qui sforzate il vostro cuore. Egli saprà consolarvi più che tutte le creature insieme (FP 117), diceva alle sue suore. Nell'istituire la pia pratica della laus perennis, la Divina Provvidenza ha avuto in mira di tenere continuamente la Piccola Casa innanzi a Gesù sacramentato, e tutti i cuori de' suoi ricoverati come grandi di corte, o come angeli innanzi al loro re (FP 119).
Padre Bosso sostiene che “la devozione tenerissima che ha il venerabile verso il SS Sacramento forma in ogni tempo della sua vita il suo carattere distintivo”. Infatti, considerando la vita del nostro fondatore, specialmente dopo la fondazione della Piccola Casa, la devozione eucaristica è una nota permanente, in quanto le sue giornate gravitano attorno all’Eucarestia. La pietà del Cottolengo è senza dubbio eucaristica, e l’amore a Gesù sacramentato è il suo carattere peculiare.
Il Cottolengo fu senza dubbio un precursore nello spirito eucaristico, al punto da essere considerato un sacerdote “troppo facile” “ad incoraggiare i suoi penitenti alla frequente Comunione”(testimonianza di P. Alberto Cottolengo).
In tempi ancora molto condizionati dal rigore giansenista, egli diventa il paladino della comunione quotidiana, e si fa promotore dell’offerta dell’Eucaristia anche per i deboli mentali. A questo proposito mi piace considerarlo un precursore del Concilio Vaticano II, e mi fa pensare il fatto che Santa Teresina di Lisieux, molti anni dopo la morte del Cottolengo, nel segreto del suo monastero, poteva ricevere la comunione solo due volte la settimana.
Ma il nostro fondatore non è stato solo il paladino della comunione, ricevuta durante la Messa. E’ stato anche il santo della Adorazione permanente, che egli chiamò “Laus Perennis”, ossia lode permanente al gran Re.

LA PARTECIPAZIONE AL BANCHETTO EUCARISTICO
Il nostro santo capisce che l’Eucaristia non è il premio per i buoni; non è un dono riservato solamente ai puri ed ai convertiti. Egli comprende che il Pane degli Angeli è dato per i peccatori, in quanto “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. E’ proprio perché siamo indegni che abbiamo bisogno dell’Eucaristia, per essere guariti dalle nostre povertà. Il Cottolengo considera l’Eucaristia come mezzo di santificazione, non premio alla perfezione raggiunta. Perciò per accostarsi ad essa non è necessaria la santità in atto; è sufficiente tendere ad essa. Nella Piccola Casa si deve cercare di “vivere sempre alla presenza di Dio” in modo da “poter sempre fare la Comunione”.
“Ogni figlio della Piccola Casa, che si tenga alla presenza di Dio e faccia la preghiera secondo la regola, è sempre preparato per fare la santa Comunione”(Diario)
In una lettera a Sr Eufrasia il nostro Santo afferma che questa santa pratica è e deve essere il nerbo dello spirito religioso cottolenghino, e che la frequenza alla Comunione costituisce un indice del nostro fervore ed un segno che non siamo tiepidi nei confronti del Signore.
Il Cottolengo è convinto che non si debba mai lasciare la Comunione. Se davvero ci sono dei peccati gravi sulla coscienza, è meglio incrementare la frequenza alla confessione, piuttosto che lasciare la Comunione: “Se avete qualche pena riconciliatevi, ma non lasciate la comunione
Se potesse farsi la Comunione dieci volte al giorno oh, che fortuna sarebbe. Non è permessa che una;almeno questa non deve lasciarsi”(Diario).
Da tutto ciò si evince chiaramanente che la Messa ha una posizione centrale nella vita e nella spiritualità di S. Giuseppe Cottolengo. Secondo le sue parole, la Messa è “il più dolce sforzo” che egli compie, anche durante i tempi di malattia.

LA LAUS PERENNIS
Tale pratica ha lo scopo di elevare ininterrottamente inni di adorazione e di lode a Gesù presente nel tabernacolo. Lo scopo principale è di “tenere la Piccola Casa sempre dinanzi a Gesù sacramentato”.
La Laus perennis è chiara testimonianza che il Cottolengo non solo è l’apostolo della Comunione quotidana, ma anche della adorazione eucaristica permanente, che egli mette in pratica con turni continuativi di giorno e di notte.
Il Cottolengo considera Gesù presente nell’Eucaristia come il sole. Per i nostri cuori di pietra è necessario stare lungamente davanti al sole per essere riempiti del suo calore, calore che non è nostro ma che ci viene donato. Solo stando lungamente davanti all’Eucaristia, il nostro cuore di pietra sarà pieno del Suo calore e potrà irradiare il tepore divino ai poveri che incontriamo e serviamo.
Il Cottolengo sapeva che, come comunità, abbiamo bisogno di stare continuamente davanti a Gesù, per essere poi capaci di riconoscerlo e servirlo nei più abbandonati.
Dobbiamo essere molto riconoscenti alle nostre sorelle contemplative che coprono i turni più difficili, e rendono possibile il grande sogno del Cottolengo di tenere la Piccola Casa sempre davanti al gran Re, di giorno e di notte.
La partecipazione ai turni della Laus Perennis e’ insieme un onore ed un onere che ci siamo assunti il giorno in cui siamo stati accolti nella grande famiglia cottolenghina. La Piccola Casa deve essere la brutta copia del Paradiso e tutti noi dobbiamo essere come grandi di corte accolti dinanzi al Sovrano: dunque dobbiamo essere puntuali al dovere della presenza. La Laus Perennis ci qualifica e da’ una chiara immagine di quanto amiamo il Signore: se siamo sempre in ritardo, se saltiamo la preghiera con le scuse piu’ disparate, allora sembra che l’incontro e la contemplazione di Gesu’ presente in mezzo a noi nell’Eucaristia, non sia poi cosi’ importante per il nostro cuore.

LA DEVOZIONE EUCARISTICA
Per il Cottolengo, l’Eucaristia appare il mezzo per eccellenza che alimenti la perfezione, l’abbandono alla Divina Provvidenza, la carità verso il prossimo “anche con il sacrificio della vita”.
Prima di tutto l’Eucaristia è sorgente di Santità, fulcro ed apice della vita cristiana. Grazie ad essa, noi riceviamo o adoriamo l’Autore stesso della grazia, che può operare in noi il lento processo di santificazione, se noi siamo disponibili.
La vita eucaristica genera “l’accrescimento delle teologiche virtù… l’aumento di grazia, l’avanzamento nello spirito sino alla compita perfezione”. “E’ il cibo necessario per poter compiere i propri doveri e progredire nella perfezione”.
E’ inoltre fonte di Provvidenza.
Le chiavi che aprono i tesori della Divina Provvidenza sono la Laus Perennis e la Comunione quotidiana. Esse sono le due ruote maestre su cui la Piccola Casa si sostiene” (Padre Bosso).
Quando  la frequenza alla Comunione diminuisce, i sacchi della Divina Provvidenza si svuotano. Infatti “in questo pane sta il Regno di Dio e la sua giustizia, e per necessaria conseguenza il rimanente viene da sé, perché il buon Gesù ce l’ha promesso”(Diario Cottolenghino).
L’Eucaristia è fonte di carità. Il Fondatore esorta i propri figli a cibarsi quotidianamente delle sacre Specie per avere un valido sostentamento nella fatica del servizio del prossimo, ed un potente antidoto per superare ogni ripugnanza naturale o pericolo spirituale: “Da Gesù sacramentato, di cui siete i servi nella persona dei suoi ammalati e dei suoi poveri, ha da venire a voi la forza per compiere bene ogni giorno i vostri doveri” (Diario Cottolenghino).

CONCLUSIONE
L’Eucaristia è una delle strade maestre per la nostra ascetica personale e comunitaria. E’ l’Eucaristia che dà forma alla nostra vita. Anche la nostra missione al servizio dei più piccoli nasce da essa. Nell’Eucaristia noi ci riempiamo di quell’Amore di Cristo (CARITAS CHRISTI) che poi cerchiamo di riversare sui fratelli della nostra comunità e sui poveri che serviamo, cercando di vedere in loro il volto di Gesù. Non possiamo dare quello che non possediamo. Se non siamo riempiti dall’Amore di Cristo, non possiamo portare Cristo ai poveri, né possiamo avere un occhio contemplativo capace di vedere Cristo in tutti quelli che soffrono.

Fr Beppe Gaido

FONTI
1.     Di Meo. La Spiritualità di san Giuseppe Cottolengo
2.     Indice analitico al Carteggio
3.     Lino Piano. Giuseppe Cottolengo



Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....