martedì 7 luglio 2015

Contatti, incontri e notizie

Carissimi amici, gli impegni che mi sono stati affidati in questi giorni in Italia sono vari, e mi portano ad essere sovente impegnato lontano da Torino (domani per esempio parto per la Sicilia, a cui seguirà una serata di raccolta fondi a Malta).
Finora non avevo pensato ad un vero e proprio incontro qui a Torino, pensando che molta gente sia ormai in ferie... ma, visto che molti lo desiderano e me lo chiedono, io proporrei di organizzare un incontro semplice ed informale presso la comunità dei Fratelli al Cottolengo di Torino lunedì 27 luglio tra le 15 e le 17.
Io sarò lì per incontrare chi desidera venire e sapere di Chaaria: non penso a nulla di strutturato, semplicemente ad un tempo in cui stiamo un momento insieme e ci salutiamo.
Colgo l'occasione per informare che ho ora anche un numero telefonico italiano: 3495390526. Sfortunatamente in Italia non riesco a usare whatsapp.
La mia mail è fr.beppe@gmail.com.
Chi ha intenzione di venire a salutarmi il 27 luglio, per favore me lo comunichi con un messaggio, in modo che io sappia se la cosa interessa a qualcuno o se posso stare libero per altri impegni.
Intanto vi informo che oggi Mariapia Bonanate ed il sottoscritto abbiamo consegnato alla Casa Editrice San Paolo  le bozze del secondo libro su Chaaria.




Se Dio vuole, il libro dovrebbe uscire per novembre prossimo.
A me pare che abbiamo fatto un bel lavoro e che il nuovo libro sia insieme una continuazione del precedente e qualcosa di totalmente diverso.
E' un libro forte e scorrevole che spero vi piaccia.
Anticipatamente ringrazio tutti coloro che mi aiuteranno a diffondere e far acquistare il secondo libro, come già avete fatto per il primo
(Ad un passo dal cuore).

Fr. Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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