lunedì 20 luglio 2015

Il titolo del nuovo libro

Pochi minuti fa, alle ore 22.35, abbiamo consegnato alla casa editrice le bozze completa del libro. Dopo una prima lettura, l'editore ci aveva richiesto sostanziali modifiche sia nel testo che nell'ordine dei capitoli.
Il termine ultimo per la consegna delle bozze era oggi a mezzanotte: se non ce l'avessimo fatta, il libro non sarebbe potuto uscire per Natale. 
Grazie ad una maratona letteraria che oggi ho fatto insieme a Mariapia Bonanate, ci sono ora fondate speranze che il libro sia pubblicato entro la fine di novembre, e sia quindi disponibile per le feste natalizie. 
il titolo del libro sarà "Polvere Rossa". 
“Polvere Rossa” è l’epopea dei poveri, dei deboli e dei sofferenti che lottano ogni giorno per la sopravvivenza ed a noi si rivolgono quando sono ammalati. 
E’ anche la storia di chi ha deciso di mettersi in gioco e di dedicare la propria vita a chi soffre in questo piccolo angolo d’Africa. E’ una testimonianza di dolore, forza, dedizione e sacrificio. 
Perchè intitolarlo così? 


La “Polvere Rossa” non ci lascia mai e ci avvolge tutti i giorni mentre lavoriamo con gli ammalati; a volte diventa una nebbia fittissima che non ci permette di vedere. 
Non ci lascia respirare e ricopre i nostri abiti ed i nostri capelli quando camminiamo per strada. 
La troviamo sempre sulla pelle color ebano dei nostri pazienti, quando a noi giungono, stanchi e sudati, dopo ore ed ore di cammino su percorsi a volte indescrivibili. 
Su di essa lottano e faticano i contadini per strappare alla terra ed alla siccità quei raccolti che permetteranno di evitare ancora una volta lo spettro della fame. 
Ci entra negli occhi e si deposita pesante sul nostro cuore ogni volta che, dopo sforzi estenuanti, non riusciamo comunque a salvare la vita di un nostro ammalato. 
Ci auguriamo che il nuovo libro piaccia e porti a molti il messaggio di donazione, gioia ed amore che è proprio di Chaaria 

Fr Beppe Gaido 



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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