mercoledì 23 settembre 2015

Un bacio senza amore ed un marito ubriaco

Jacubu è stato riferito al nostro ospedale da una struttura rurale che si trova a 50 chilometri da noi.
A vederlo fa davvero impressione: gli manca completamente il labbro inferiore e tutta la cute che ricopre il mento. E’ come se avesse un enorme cratere al fondo del quale si vede l’arcata dentaria inferiore.
Non sanguina, in quanto il fattaccio è avvenuto tre giorni orsono: la ferita è invece coperta fa una patina bianca di fibrina.
Al poveretto manca la diga costituita dal labbro inferiore, e quindi la saliva continua a colargli dalla bocca, nonostante gli forzi che lui fa di aspirarla continuamente indietro.
E’ stata la moglie ad aggredirlo, mentre era ubriaco: un morsicone tremendo, dopo avergli promesso di baciarlo. Le ragioni di questo atto increscioso naturalmente ci sfuggono, ed è inutile chiederle alla vittima che darebbe una risposta probabilmente distorta.
Mi stupisce la crudeltà del finto bacio, ed insieme sono sconvolto dal fatto che un uomo fossa lasciarsi staccare parte della faccia da una donna senza riuscire a liberarsi...era evidentemente sotto i fumi dell’alcool!



Chissà che male deve avergli fatto quel morsicone!
Non sappiamo lo stato HIV della moglie, che poi si è data alla macchia per non essere arrestata dalla polizia. Il nostro paziente è sieronegativo, ed è quindi nostro dovere fargli iniziare la profilassi per una possibile infezione da virus dell’AIDS.
Testiamo anche il malato per l’epatite B e C: i risultati sono entrambi negativi; gli facciamo per sicurezza un richiamo antitetanico e lo copriamo con un antibiotico ad ampio spettro: sappiamo infatti, per esperienze più volte fatte, che il morso umano è in genere estremamente infetto e normalmente porta a sepsi gravissime delle ferite.
Entriamo in sala senza sapere bene che cosa saremmo riusciti a fare: iniziamo a recentare i margini della ferita ed a scollare ampiamente il sottocute per ricavarne dei lembi da poter spostare.
Con nostra sorpresa i margini del cratere si riavvicinano meglio del previsto: temevamo una sutura sotto tensione, con alta probabilità di deiscenza, ma tutto sommato i punti non tirano più di tanto. Avevamo anche paura di restringergli abnormemente la bocca, ma poi ci rendiamo conto che anche il risultato estetico non è poi così male.
Suturiamo sia la cute che la mucosa all’interno della bocca.
Ci sembra davvero un bel lavoro.
Siccome il nostro paziente è in anestesia locale, per sdrammatizzare la situazione, gli chiediamo che cosa intende fare alla moglie quando la ritroverà.
Come mi aspettavo per esperienze già vissute in passato, lui dice semplicemente che le chiederà di tornare a casa e di dimenticare l’accaduto.

PS: nella foto, un momento di traffico intenso a Chaaria Market


Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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