martedì 15 dicembre 2015

Sr. Anna, una benedizione per Chaaria

Tra i tanti doni della Divina Provvidenza nel 2015, dobbiamo senza dubbio citare Sr Anna Simionato.
Sr Anna è una missionaria da tantissimi anni: dapprima a Tuuru dove è stata responsabile della maternità; poi, per dieci anni, ad Esmeraldas in Ecuador, ed ora nuovamente in Kenya, qui a Chaaria con noi.
Sr Anna è un’infermiera professionale ed una ostetrica. Lavora in ospedale con noi, e si dedica primariamente al reparto degli adulti, dividendosi tra uomini e donne. Sr Anna è sempre presente dove il bisogno è maggiore.
Si presta ai servizi più umili e si spende soprattutto per i più gravi e per i più abbandonati.
Il modo di fare dolce ed affabile di Sr Anna fa sì che tutti le vogliano bene: il nostro staff la apprezza molto e si trova bene con lei; i malati poi sono entusiasti di lei e la cercano davvero tanto.
Sr Anna ha una predilezione per i malati alettati, per quelli piagati, per quelli che non possono nutrirsi da soli, per quelli che sono incontinenti ed hanno bisogno di essere ripuliti, rigirati nel letto, messi in carrozzina e portati ai servizi.
E’ arrivata al momento giusto; è venuta a coprire una carenza di Chaaria che era sotto gli occhi di tutti: essa impersona cioè il nursing nella sua accezione più pura; si prende cura di malati, ne cura l’igiene, il benessere fisico, i bisogni fisiologici, ancor prima che occuparsi delle terapie. Essa mette al centro la persona, e non la terapia.


Sr Anna è una presenza importante anche per i volontari, soprattutto per gli infermieri, perchè sa lavorare con loro e tirarseli dietro con pazienza, soprattutto i primi tempi, quando sono molto disorientati.
Ringrazio di cuore Sr Anna per il suo servizio instancabile, per la sua dedizione e per la testimonianza che dà ad ognuno di noi.
Certamente Sr Anna ha migliorato la qualità dei servizi che offriamo ai nostri ammalati.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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