venerdì 19 febbraio 2016

Lettera di Antonio Fasolino

Carissimi, non sono nuovo a queste esperienze assistenziali-chirurgiche in posti ove c’è bisogno. 
Il tempo trascorso in altri posti (Congo,Vietnam) non ha affatto, pur con caratteristiche diverse, paragone con quello trascorso a Chaaria.
E’ vero avrei dovuto trascorrere più di una settimana, considerando le numerose patologie ostetrico-ginecologiche presenti. 
I miei impegni ospedalieri non me lo hanno permesso: mi fa quindi rabbia il non aver potuto operare persone bisognose che da lontanissimo venivano in ambulatorio. 
Sono impresse nella mia mente gli sguardi nel vuoto di pazienti che hanno chiesto: ma torni?
In tutto questo è emersa anche la disponibilità di Beppe che, posso definire una vera spugna chirurgica. 
Abbiamo operato insieme parecchie serie patologie, con il formidabile aiuto di Oghembo e delle infermiere ferriste: veramente in gamba, chirurgicamente parlando. 
Che dire dell’anestesista, veramente eccezionale, al punto che abbiamo effettuato diversi interventi in anestesia periferica con un “silenzio addominale” ovvero rilassamento addominale, veramente invidiabile. 
Grazie a tutti per la collaborazione e, spero, di organizzarmi di nuovo, un abbraccio a tutti.

Antonio fasolino 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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