venerdì 19 febbraio 2016

It's week end: feel good!

Mentre siamo in sala operatoria, sovente ascoltiamo un po’ di musica da una emittente di Nairobi che dal venerdì mattina continua a ripetere: “week end has already started... Feel good!”
Ma a Chaaria è veramente difficile dire che cosa sia un week end!
Il sabato è diventato uguale a tutti gli altri giorni, e si lavora dal mattino alla sera. E’ ormai impossibile persino chiudere le sedute operatorie di sabato, a motivo del numero elevatissimo di paziente che altrimenti intaserebbero le corsie in attesa di intervento (oggi in
sala abbiamo finito alle 19.30). E’ ormai evidente poi che c’è una impennata di ricoveri ostetrici durante il week end, a causa probabilmente del funzionamento ridotto nelle strutture pubbliche... e quindi i cesarei fioccano.
Il sabato e la domenica siamo pochi ed è sotto gli occhi di tutti che nel week end siamo più stressati e si lavora di più.
Anche l’out-patient (ambulatorio) è affollato al sabato: sembra che molti scelgano questo giorno della settimana o perchè lavorano nei giorni feriali o perchè di fede musulmana e quindi non completamente consci che il sabato non è propriamente un lunedì, o semplicemente perchè si illudono che al sabato ci sia meno gente e quindi una attesa meno lunga.


La domenica ormai è molto simile; con tutte le forze cerco di evitare una lista operatoria programmata di domenica, anche se poi può anche capitare di mettere operazioni alla domenica, soprattutto quando magari hai un chirurgo (o un ortopedico) italiano che fa interventi che in sua assenza non siamo in grado di eseguire. Alla domenica pomeriggio normalmente l’out-patient si svuota, ma dobbiamo sempre essere in guardia per le emergenze che paiono colpire i giorni festivi con particolare predilezione.
Inoltre il week end è anche il tempo per la pulizia generale di entrambe le sale... e spesso non è facile trovare il tempo per questa pratica così necessaria.
Il week end rischia quindi di essere anche il tempo più difficile della settimana.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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