giovedì 25 febbraio 2016

Non ho più voglia di vivere

Mi chiamo Kelvin e ho dodici anni, ma ne dimostro novantatré, il mio volto è solcato da rughe terribili che segnano le mie guance. 
Nei dispensari dove sono stato mi dicevano tutti che avevo la malaria o il tifo. Le mie condizioni sono andate peggiorando fino a ridurmi solo più a pelle e ossa. 
Poi sono apparse delle macchie bianche sulle mie gengive che davano a tutti i cibi un gusto amarissimo, i medici dicevano che era “mughetto”. 
Mi facevano bruciare in modo insopportabile la bocca e l’esofago. Così, oltre al fatto che vomito tutto quello che provo a ingerire, ora non sento più appetito, ho paura di mangiare per il dolore che provo ogni volta che deglutisco qualcosa.

Sono al Cottolengo Mission Hospital ormai da molti mesi. Hanno scoperto che ho la TBC e hanno iniziato una cura a base di pastiglie molto grosse che ogni volta mi fanno rimettere, purtroppo non ci sono iniezioni. 
Gli infermieri si occupano di me con tanta premura, mi portano dei cibi frullati frullato e della carne molto gustosa ma io non ho fame . Hanno sostituito la mia mamma che invece non viene quasi mai a trovarmi. 


Sono sempre in carrozzina perché non ho più la forza di camminare ma dopo qualche ora la testa comincia a ciondolare perché non ho l’energia per tenerla eretta sul collo.
Hanno deciso di farmi un test HIV, sono risultato positivo. Ho iniziato nuove cure con medicine che dovrebbero farmi stare meglio, ma il vomito continua nonostante tutte le terapie e l’appetito non ritorna.
Sono stanco di vivere e non ho più voglia di lottare. Se almeno la mamma venisse a trovarmi. E’ venuta un mese fa ed è stata per me una grande gioia. Sono riuscito persino a mangiare qualcosa e a non vomitare. Ma poi la mamma è di nuovo scomparsa. Perché mi lascia così solo? Forse anche lei è ammalata, l’ho sentita tossire moltissimo.
Il mio posto non è più qui. Sono ormai uno scheletro. Mi hanno fatto diverse trasfusioni, ma ho sentito dire che la mia emoglobina non è salita neppure di un grammo. Se la mia vita è così a dodici anni, come sarà quando ne avrò venticinque?
Non ho più voglia di vivere.

Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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