martedì 16 febbraio 2016

Polvere rossa

È un libro pieno di tanti sentimenti, emozioni, un libro che parla di un "mondo parallelo" e dico "parallelo" perché è vero, tutti sappiamo che nel mondo c’e gente povera, ammalata, dimenticata, ma nessuno ci mostra la vera realtà. 
Ricordo quando ero piccola mamma mi diceva sempre "mangia tutto, non possiamo buttare niente perché c'è gente sfortunata che non ha niente da mangiare". Quanta ragione aveva la mamma!!!! Polvere Rossa ti trasporta al mondo reale a questo mondo, ad una realtà che nessuno di noi riesce ad immaginare, siamo tutti immersi nel network, facendo la spesa, vivendo le nostre vite, immersi nelle nostre routine che mai, mai prendiamo un secondo per pensare alla cruda realtà, alle ingiustizie di questo mondo. 
Con Polvere Rossa ho sentito uno tsunami di emozioni, tristezza, allegria, felicità, delusione ma tanto tanto amore ed speranza, soprattutto da parte dell'autore del libro, che dimostra attraverso le sue parole tanto amore nel confronto della sua opera, dei suoi pazienti, della sua vita. 
Quanto coraggio! Quanta pazienza! Quanta devozione! Non posso fare a meno che ringraziare Fratel Beppe Gaido sia per il suo lavoro quotidiano che per il suo coraggio e la sua continua opera di amore, ma soprattutto per aver condiviso con tutti noi la sua vita, per aver condiviso la realtà. 


Una realtà che dovrebbe avere più "pubblicità", una realtà che dovrebbe essere vista da tutti! Un libro semplicemente meraviglioso che dovrebbe essere tradotto in tutte le lingue!!! E che dovrebbe essere conosciuto in tutto il mondo. Grazie Fratel Beppe Gaido, perché grazie al suo libro, adesso ho una visione differente della vita! Grazie!

Stefanny Martinez


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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