sabato 11 giugno 2016

La battuta di cemento

Carissimi amici e sostenitori di Chaaria,
oggi è stata una giornata campale per i muratori che sono impegnati nella costruzione del nuovo laboratorio analisi dell'ospedale.
E' stato infatti il giorno della battuta di cemento, dopo il completamento delle fondamenta.
Dal mattino presto fino a sera tardi un gruppo di almeno 20 uomini ha lavorato alacremente con carriole e badili per portare velocemente il cemento dalla vecchia betoniera al pavimento della nuova costruzione.
Per esperienza sappiamo che, dopo le fondamenta, il lavoro di costruzione procederà più velocemente, anche se in questo caso ci sarà anche da fare la soletta, trattandosi di un edificio a due piani.
Siamo comunque ragionevolmente ottimisti sul fatto che i tempi di costruzione non saranno lunghissimi.
La ragione principale del post di oggi è comunque di ripetere la nostra riconoscenza all'Associazione Volontari Missioni Cottolengo di Torino che sta raccogliendo per noi i capitali necessari a terminare la costruzione.
So che si tratta di un grandissimo impegno di raccolta fondi, e di questo siamo profondamente riconoscenti sia al presidente dell'Associazione, il Dr Lino Marchisio, sia a tutti i donatori grandi e piccoli che nel silenzio e nel nascondimento si adoperano per Chaaria.


Preghiamo per tutti i nostri donatori ed insieme promettiamo la nostra onestà e trasparenza nell'uso del denaro che ci viene inviato.
Vi terremo informati costantemente sul procedere dei lavori.
Un ringraziamento tutto speciale va a Fr Giancarlo che sempre segue questi lavori con tanta dedizione, umiltà ed impegno.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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