sabato 13 agosto 2016

Ortropedici a Chaaria

In questo momento ci stiamo dedicando con grande impegno alla chirurgia ortopedica, grazie alla presenza del Dr Simone Pelle (ortopedico), della Dottoressa Martina Gubernari e dei fisioterapisti Marco Francescato e Valeria Picello.
La chirurgia ortopedica è assolutamente necessaria per Chaaria: i casi sono davvero così tanti che è praticamente impossibile far fronte a tutti.
Essi sono estremamente complessi e sovente al di là delle mie attuali capacità e conoscenze tecniche; spesso si tratta di fratture inveterate e neglette, di malformazioni o di gravi infezioni (quali le osteomieliti).
La ragione per cui la chirurgia ortodedica è tanto necessaria sta nei prezzi altissimi e proibitivi delle poche strutture che fanno tale attività nella regione del Meru.
Molta gente deve infatti rimandare o rinunciare completamente ad un intervento per motivi esclusivamente economici.
Chaaria riesce a rispondere a questo bisogno di salute della popolazione con prezzi davvero stracciati, grazie a tutto il materiale di consumo ed allo strumentario che da anni ci vengono donati dalla "Associazione Volontari Sardi Karibu Africa".


Inoltre, abbiamo da pochissimo firmato un nuovo accordo con una organizzazione americana (Signfracture International) che ci fornirà chiodi endomidollari gratuiti per fratture di femore, tibia ed omero...con l'impegno da parte nostra di non far pagare i pazienti che opereremo con i loro impianti.
Anche il supporto di Signfracture International ci permetterà di espandere il nostro aiuto a tutte quelle persone che non hanno i soldi per l'intervento ortopedico.
Chaaria al momento ha comunque ancora delle lacune strutturali importanti per quanto riguarda la chirurgia ortopedica: a volte i nostri strumenti non sono il meglio sul mercato; ci sono strumenti che ci mancano del tutto ed altri che si sono rotti cammin facendo e dei quali siamo temporaneamente sprovvisti.
E' il caso per esempio del dermatomo che non siamo riusciti a riparare a Nairobi e che abbiamo quindi mandato in Italia.
E' il caso anche del secondo trapano elettrico, anch'esso in Italia per riparazione.
E' ovvio che avere un trapano solo crea qualche difficoltà quando bisogna organizzare una lista continuativa di interventi ortopedici perchè bisogna sempre attendere la sterilizzazione del trapano tra un intervento e l'altro...e a volte il trapano arriva in sterilizzazione quando l'autoclave ha da poco iniziato un ciclo con altri strumenti.
In questi giorni ci siamo accorti che anche la sega elettrica non funziona e quindi bisogna con pazienza ricorrere alla sega di Gilli, attendendo di poterla inviare a Nairobi e poi probabilmente in Italia dove è stata acquistata.
Tutto questo, unito alla carenza del nostro personale, fa sì che i volontari ortopedici a volte debbano anche esercitare tanta pazienza.
Può anche capitare che la sala sia urgentemente da usare per un itervento di chirurgia generale (per esempio oggi è arrivato un bambino con addome acuto da invaginazione intestinale)...e l'ortodedia deve quindi aspettare.
Detto tutto questo, e rinnovato anche il nostro impegno a migliorare sempre lo strumentario, nei limiti concessi dalle disponibilità economiche dei nostri benefattori, rimane il fatto che abbiamo un bisogno enorme di chirurghi ortopedici, che al momento sono soltanto due in tutto il grande gruppo del volontariato.
Più ortopedici vorrebbe dire interventi complessi fatti più sovente e non rimandati per mesi; più persone assistite e servite in numero assoluto; meno gente resa storpia per sempre da fratture neglette per troppo tempo; la possibilità di operare fratture fresche, e non inveterate e rese difficili da callei ossei abnormi e grossolane dislocazioni ossee.
Mentre ringrazio quindi il team ortopedico presente ora a Chaaria, faccio un appello per altri ortopedici a volersi unire a Chaaria per poter aumentare il numero delle persone che possiamo aiutare.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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