venerdì 26 agosto 2016

Sempre difficile con la prostata

La vescica del paziente era stranissima, sclerotica ed estremamente ipertrofica. Probabilemte ciò era dovuto al diabete, oltre che all'ipertrofia prostatica.
Ho avuto problemi ad aprire la vescica perchè la parete sembrava sfaldarsi in vari piani come se fosse pasta sfoglia.
Poi, quando ho messo l'autostatico necessario per togliere la prostata, la vescica si è lacerata in vari punti, come se avesse perso ogni elasticità; l'autostatico aveva causato anche l'apertura del peritoneo, cosa che cerchiamo di evitare nella prostatectomia.
E' stato difficile suturare la loggia prostatica dopo l'estrazione dell'adenoma, perchè il paziente era obeso e lo spazio di manovra molto limitato e profondo.
Richiudere vescica e peritoneo è stato un incubo a causa delle molteplici lacerazioni.
Pensavo comunque di aver fatto un bel lavoro, e di essere stato molto accurato.
Poi stamattina alle 6.30 sono stato chiamato d'urgenza perchè il paziente aveva importante distensione addominale: mi sono molto spaventato, pensando che avrebbe potuto trattarsi di un'ansa intestinale per errore suturata con la parete vescicale.
Siamo quindi corsi nuovamente in sala: fortunatamente non c'erano anse intestinali pizzicate nella sutura. C'erano però due buchi nella parete della vescica che aggettava in cavità peritoneale.


La distensione era dovuta al fatto che parte del lavaggio continuo infuso tramite il catetere, dalla vescica entrava direttamente in peritoneo.
Abbiamo quindi aspirato il liquido peritoneale e suturato nuovamente le brecce vescicali... stavolta speriamo davvero senza aver lasciato delle lacerazioni in quella vescica resa malcoincia del diabete.
Il paziente è ora stabile a più di 12 ore dal reintervento.
Il problema più grosso è al momento controllargli la glicemia che è salita a livelli preoccupanti a causa dello stress operatorio.
Noi stiamo facendo del nostro meglio, e speriamo davvero che tutto si risolva positivamente.
Per favore pregate per noi.
Le complicazioni sono il pane quotidiano del medico e del chirurgo.
Solo se non fai nulla non incontri complicazioni. Sono descritte in tutti i libri... ma quando ti capitano, onestamente ti senti uno straccio.

Fr Beppe

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Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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