sabato 3 settembre 2016

Dorothy sposa

Penso che siano in molti i lettori del blog e di facebook che conoscono Dorothy.
Lavora al Cottolengo Mission Hospital da quando sono arrivato io, e quasi sempre ha fatto la notte.
Dorothy è una assistente costante e premurosa per tutti i volontari che sono coinvolti con pratiche chirurgiche notturne, dal cesareo al raschiamento uterino, all'intervento per riparazione di tagli e ferite varie.
E' ovvio quindi che sia più conosciuta dai ginecologhi, dai chirurghi e dagli anestesisti, ma penso che molti altri volontari l'abbiano incontrata.
Lei è una delle voci che sfortunatamente sento così sovente nel cuore della notte, quando al telefono mi annuncia che c'è un'emergenza.
Oggi è stato il suo grande giorno perchè si è felicemente sposata nella chiesa parrocchiale di Chaaria: moltissimi erano i membri dello staff presenti alla celebrazione presieduta dal nostro parroco; molti
altri, soprattutto coloro che erano di turno in ospedale, si sono uniti più tardi al rinfresco nel cortile della chiesa. C'è stato molto cibo da condividere; non è mancata la classica torta da tagliare, e naturalmente per Dorothy ci sono stati tantissimi regali da parte delle persone che le vogliono bene.



E' stata proprio una bella festa per Dorothy, e credo che davvero lei si meriti questa dimostrazione di affetto da parte dei suoi colleghi e di tantissime persone di Chaaria: Dorothy è infatti una persona molto semplice, buona ed affabile; è sempre disponibile, calma e mai arrabbiata con nessuno.
Nonostante sia stato un sabato lavorativo pesantissimo sia per me che per Giancarlo, entrambi abbiamo cercato di offrire a Dorothy una breve presenza alla sua festa, perchè volevamo dimostrarle il nostro affetto.
Le auguriamo tanta felicità e fortuna nella nuova vita coniugale che da oggi si appresta a vivere.
Pregheremo per lei e per il consorte, affinchè il loro matrimonio sia un vero successo, coronato dalla fedeltà reciproca e dell'amore vicendevole.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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