giovedì 8 settembre 2016

Inizia l'avventura con SIGN

Stamattina alle 7 è ufficialmente iniziata l'avventura chirurgica con Sign Fracture International.

Insieme al Dr Nyaga ed alla Dottoressa Makandi abbiamo operato i nostri primi due pazienti, usanto il kit ed i chiodi inviatici gratuitamente dagli Stati Uniti dalla suddetta organizzazione umanitaria.
Onestamente la tecnica chirurgica è molto complessa e difficile da imparare. Anche l'assembraggio dello strumentario è tutt'altro che semplice.
Abbiamo avuto qualche difficoltà con entrambi i pazienti, ma siamo comunque riusciti a terminare bene tutti e due i casi: si trattava di una frattura comminuta dellla diafisi femorale e di una frattura distale di tibia e perone.
Sono sicuro che avremo ancora molto bisogno dell'aiuto del Dr Nyaga e della Dottoressa Makandi che hanno fatto una settimana di formazione sulla nuova tecnica nell'ospedale di Tenwek, e che ora ci trasmettono l'arte.
Ci vorrà del tempo prima che Makena, Marcella ed il sottoscritto riescano a dominare completamente l'uso del nuovo kit, ma siamo motivati e pieni di buona volontà.
I chiodi ci saranno mandati gratuitamente se noi li impianteremo gratuitamente ai pazienti. E' un accordo semplice e molto chiaro con Sign Fracture International!


Altra condizione sarà quella di essere molto precisi in una costante documentazione dei casi e nell'invio dei dati negli Stati Uniti.
I donatori riforniranno continuamente le nostre scorte se noi saremo onesti con i nostri consumi, se non ruberemo, se non faremo pagare gli impianti ai pazienti e se rimarremo fedeli al lavoro di raccolta dati.
Anche Hella fa parte del nostro team e collabora attivamente in quest'ultimo aspetto burocratico.
Nel frattempo, grazie soprattutto alla Dottoressa Makandi che ha ampiamente pubblicizzato il nostro progetto con Sign, Chaaria è stracolma di fratture di ogni tipo, che non sempre possono essere trattate con i chiodi endomidollari che riceviamo da quella ONG. Siamo oberati di lavoro ortopedico anche per fratture da fissare con placca, con viti cannulate o con altri mezzi di sintesi.
Meno male che le scorte del materiale donatoci da Luciano e dalla Associazione di Cagliari sono ancora ben rifornite.
In pratica l'ortopedia sta aumentando di giorno in giorno e stiamo davvero diventando un centro di riferimento ad ampio raggio: oggi per esempio abbiamo ricevuto pazienti dall'ospedale di Meru, da quello di Maua e da quello di Isiolo.
Ci dispiace?
Niente affatto...anche se onestamente siamo davvero molto stanchi.
Oggi comunque in sala l'atmosfera era rilassata, scherzosa, di ottimo umore; questo è quello che siamo: stanchi e stremati sì, ma anche contenti e sereni, felici di sentirci utili a molti che altrimenti non troverebbero aiuto.
L'ultimo intervento di oggi è stato una frattura bilaterale di femore (trattata con chiodi endomidollari donatici dall'Associazione di Cagliari); quell'uomo era stato in un altro ospedale per un mese senza poter essere operato per motivi economici. A Chaaria in 4 giorni ha avuto due interventi lunghi ed impegnativi...e speriamo che presto riprenda a camminare. Dal mio punto di vista, questa è felicità pura!

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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