lunedì 28 novembre 2016

Tre feste in meno di dieci giorni

E' un momento molto particolare per i nostri Buoni Figli.
Negli ultimi dieci giorni hanno avuto ben tre festicciole organizzate da gruppi diversi di volontari.
Tre momenti di svago; tre occasioni in cui si sono sentiti importanti ed al centro dell'attenzione; tre occasioni purtroppo per incrementare un po' i livelli della colesterolemia, ma anche per essere contenti insieme.
Oggi la festa è stata preparata da Dolores e da suo marito Mariano, che sono a Chaaria in visita per tre giorni.
Dolores è un'ottima cuoca ed oggi ha preparato prelibate pizzette, biscotti buonissimi e stupende crostate.
E' stata una festa preparata con fatica: Dolores è stata affaccendata sui fornelli dalle 7 di questa mattina, ma l'esito è stato davvero piacevole, e, direi, un vero successo..
Alla festa erano presenti anche tutti i volontari, oltre che i dipendenti, le suore ed i fratelli di Chaaria.
Tra un intervento e l'altro sono riuscito a partecipare pure io.
I Buoni Figli vogliono molto bene a Dolores, ed è un vero peccato che questa volta si possa fermare così poco.
Certamente a loro mancherà molto, già domani.
Dalle foto potete vedere che anche John è completamente ristabilito, dopo l'intervento ortopedico eseguito da Luciano.


E' ora capace di star seduto in carrozzina e non ha assolutamnente male...un grande successo chirurgico che ha ridato la gioia di vivere al nostro povero John.
Nella festa di oggi in cui abbiamo visto John nuovamente presente in mezzo agli altri, abbiamo ringraziato il Signore per il buon esito dell'operazione e per la completa cessazione delle sue sofferenze immani.
E' commovente vederlo sorridere insieme ai suoi amici.
Grazie a tutti i volontari che si prendono cura dei Buoni Figli.

Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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