domenica 18 dicembre 2016

A nove chilometri da Chaaria...

Spesso i volontari fanno a piedi la passeggiata alla cascata di Mbajone.
E' in effetti una bellissima cascata raggiungibile a piedi con una camminata di 4 chilometri circa.
Un po' più lontano, ed in direzione diversa, c'è un'altra stupenda cascata, nel villaggio di Njuthine.
Sono nove chilometri dall'ospedale e quindi la si raggiunge con la macchina o con un mototaxi.
E' diversa da quella di Mbajone anche se entrambe hanno il loro fascino molto particolare.
E' una cascata più bassa rispetto all'altra, ma più larga.
Anche questa è raggiungibile sia dall'alto che dal basso.
L'aspetto che carica quest'altro gioiello della natura di una bellezza tutta sua è rappresentata dal fatto che è possibile avventurarsi dietro alla cascata in una piccola caverna da cui si può ammirare lo scorrere tranquillo del fiume a valle, attraverso lo scroscio d'acqua delle cascata stessa.


Naturalmente ci si bagna come dei pulcini anche solo a motivo degli scrosi e del vapore acqueo della cascata...riempirsi di fango è ovviamente inevitabile!
Attraverso questa caverna si può raggiungere pure l'altra sponda del torrente e ci si trova immediatamente nel villaggio di Nkandune.
Il paesaggio è "jurassiko" e selvaggio, e, considerando che ci si arriva in quindici minuti di mototaxi, è certamente una gita possibile, affascinante e rilassante nei nostri ritmi ospedalieri a volte disumani.
Oggi ci sono stato in un breve stacco dal lavoro dopo le ore 17, e devo dire che mi ha davvero ricaricato e mi ha aiutato a riprendere energie per continuare la nostra lotta quotidiana di servizio ai malati.

Fr Beppe
 




Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....