domenica 5 febbraio 2017

Il medico, la mamma ed il contadino

La vita del medico missionario a Chaaria è secondo me a volte simile a quella delle mamme e dei contadini.
Chaaria è un piccolo ospedale con enormi problemi economici.
Pagare gli stipendi è a volte molto oneroso per le nostre finanze, già tirate al massimo per coprire tutte le altre spese della gestione quotidiana.
Impossibile pensare di aumentare il personale medico, per esempio al fine di coprire i turni di guardia nella notte, od il lavoro ordinario dell'ospedale alla domenica.
Ed ecco allora che il medico missionario è quello che si sobbarca le guardie tutte le notti, che fa anche l'anestesista nelle ore notturne, e che lavora in reparto alla domenica quando gli altri medici stipendiati riposano.
A volte trovo questa situazione davvero pesante e mi lascio andare ad un po' di depressione, ma poi penso ad alcune cose semplici che mi riportano serenità.
Penso alle mamme che sono a disposizione 24 ore al giorno per i loro bambini piccoli; se vengono chiamate di notte non si lamentano, ma sono sempre a disposizione del loro piccoletto...lo fanno nei giorni feriali ed anche alla domenica. Non è possibile che una mamma risponda al figlio che la chiama di notte, con un "no, sono fuori servizio".
La mamma si alza sempre, e lo fa con amore e con gioia.
Lo stesso deve essere per il medico missionario, che è un po' la madre ed il motore trainante dell'attività clinica dell'ospedale.


Altre volte invece mi soffermo a pensare ai contadini: anche alla domenica bisogna mungere le mucche!
Inoltre, anche alla domenica occorre dar da mangiare al bestiame: non ci sono alternative perchè le mucche si alimentano anche alla domenica.
Questi pensiemi mi aiutano molto a tirare avanti ed a sentire che in fondo non sto facendo niente di eccezionale, e che molte altre persone (mamme e contadini per esempio) sono nella mia stessa situazione, e fanno il loro servizio senza sentirsi vittime.
E' per questo che anche io cerco di andare avanti a testa bassa, dando tutto e senza lamentarmi.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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